Wednesday, August 09, 2006

Platinette, pardon, Mauro Coruzzi. «A Cortina? Solo a prendere il pane»


Chi è Mauro Coruzzi? Eccolo, questo ragazzone un po’ villoso, sul palco del PalaVolkswagen mentre canta Mina a petto nudo, bretelle e calzoni scuri, accompagnato da un elegante pianoforte a coda, gli occhi socchiusi, quasi pudichi. Chi lunedì fosse entrato in sala alla fine della serata, dopo che il signor Coruzzi, in arte Platinette, si era già levato il completino rosa a pois bianchi e la parrucca biondissima, si era struccato e rivestito da uomo, si sarebbe chiesto in che posto fosse mai capitato. Invece è stato questo l’epilogo a sorpresa dell’incontro-confessione cortinese di Platinette, che ha bissato il successone dell’anno scorso.

Una serata anomala, a cavallo tra lo chic e il nazionalpopolare, tra la risata e la commozione, fitta di suggestioni autobiografiche un po’ felliniane, e biciclette e filobus che si perdono nella nebbia della campagna parmigiana. Si era presentata gorgheggiando “Son magra più che maaaai” (ma chi ci crede?) sulle note di “Strangers in the night”. Poi apre il cassetto: la famiglia contadina, lo spostamento in città, la madre operaia «rigorosamente non sindacalizzata, che lavorava come un’ossessa»; il ’68 vissuto da giovanissimo liceale, «con il razzismo alla rovescia per cui se non eri di sinistra non contavi»; quella serata al concerto di Mina con la mamma, «la più bella della mia vita», quando la Tigre di Cremona girava ancora la provincia italiana con i suoi concerti, e poi l’amore semi-clandestino con un chirurgo affermato, ora finito.

«Sono incapace di amare – confessa – nessuno mi sopporta per più di due giorni. Perché l’amore di certe madri è talmente incommensurabile che rende tutti gli altri impossibili». Ma anche gli anni Ottanta vissuti pericolosamente: «ho fatto la vita, usavo un travestimento e conducevo inchieste “on the road” per un mensile omosessuale». I clienti? «La maggior parte venivano dai prosciuttifici, sai, c’avevano ancora quell’odorino di maiale…»

Mauro, di nuovo a Cortina. Ci fai un ritrattino delle signore che fanno lo struscio sul corso?
«Cortina? Ci sono venuto a prendere il pane qualche volta…»
Cosa intendi?
«Che questo tipo di turismo è tutto quello che io non conosco, non avendolo mai praticato, non avendo case meravigliose da aprire agli amici; ho soltanto un bilocale condiviso a Riccione, in collina peraltro, neanche vicino al mare, dove porto i miei amici e le mie amiche quando andiamo a fare le notti fuori di testa, quelle che mi piacciono tanto».
Insomma, Cortina è un altro standard…
«Mi incuriosisce però, perché ho l’idea che quella cortinese sia una bella maniera di vivere. Ci vogliono però gli altri mesi dell’anno, per fare Cortina, e io non ce li ho… quindi sarei un po’ un intruso».
Hai parlato dei segreti inconfessati delle famiglie borghesi…
«Dici che qui ce n’è molti?»
Mah…
«Allora bisognerà indagare…» FC

© Il Notiziario di Cortina, 2006

1 comment:

Anonymous said...

ciao plati ti chiamo cosi perche mauro non lo conoscono....volevo farti i miei complimenti ma mi piacerebbe conoscere mauro con simpatia niclae