Wednesday, August 23, 2006

Giavazzi-Gate per Padoa Schioppa

Al Ministro dell'Economia non piacciono le osservazioni di Francesco Giavazzi, editorialista liberal del Corsera. Che sabato ha scritto in prima pagina: ci vuole coraggio nel tagliare la spesa pubblica. Questo perché il ministro, a Cortina (ancora una volta...) aveva detto: non voglio sentir parlare di tagli.


Ma Padoa Schioppa è un permalosone. E allora? Prende carta e penna, anzi, la tastiera. E scrive a Giavazzi (e a 92 amichetti del circolo dell'alta finanza).



Oggetto: parole a Cortina
“Caro Francesco, se tu vi avessi assistito o ti fossi documentato (magari alla fonte), sapresti che anche nell’incontro con Montezemolo a Cortina, come tutte le volte che ho parlato o scritto in questi tre mesi, ho sostenuto la necessità di una forte correzione di bilancio compiuta soprattutto dal lato della spesa, riformando i quattro grandi comparti dai quali essa scaturisce: funzioni dello Stato centrale, rapporti finanziari tra questo e i governi locali, previdenza, sanità. Un’operazione ardua, non intrapresa da anni o decenni, di cui Luigi Spaventa o Tito Boeri sembrano comprendere la difficoltà, mentre tu continui a presentarla ai tuoi lettori col leitmotiv della mancanza di ‘coraggio’. Vuoi non riforme, ma tagli, la parola tanto amata dalla demagogia del cambiamento facile come da quella dello status quo. Per compiacere un tipo di pubblico che conosco bene anche io, hai dunque commesso due falli gravi: hai alterato i fatti e presentato una analisi superficiale. Capisco il bisogno del Corriere di riconquistare le copie perdute a favore del Giornale e di Libero, ma non che, nell’essere – forse involontariamente – partecipe di questa operazione, tu metta a repentaglio la tua reputazione di onestà intellettuale e di buon economista. Un saluto, ciò non ostante, cordiale”.
Tommaso


Piccata (e gelidamente distaccata) la replica di Giavazzi:


“Egregio ministro, Penso che su un argomento come quello da Lei sollevato e in considerazione
della funzione che Lei ricopre, le discussioni debbano avvenire pubblicamente. A maggior ragione dato che, come sempre, avevo manifestato il mio punto di vista sul Corriere della Sera, per me sede naturale di tante discussioni. Sono perciò esterrefatto dal leggere l’espressione della Sua contrarietà e la Sua meschina insinuazione – tanto assurda da ricordare un linguaggio che si usava nell’Unione Sovietica degli anni Trenta – in un e-mail che Lei ha ritenuto di dover inviare a 92 illustri persone in Italia e all’estero. Non sento alcun bisogno di difendere la mia reputazione: sono dodici anni che scrivo sul Corriere della Sera, indipendentemente dai governi, dai presidenti del Consiglio, dai molti ministri e anche dai direttori del Corriere ai quali sono grato per la libertà che mi hanno sempre dato. Sulla sostanza del suo dissenso quello che io comprendo è che per Lei il problema del controllo della spesa pubblica si riduce a varare ampie riforme. Mi pare scontato ma di questo sinora non abbiamo visto alcun segnale concreto. I segnali sono importanti. Se il ministro Bersani o il viceministro Visco si fossero limitati a mettere allo studio ampie riforme delle professioni o del fisco, anziché varare qualche provvedimento concreto, oggi saremmo ancora a discutere. Quanto alle riforme, il Suo ruolo è cruciale in quanto il Ministro dell’economia, diversamente dai suoi colleghi, è l’unico ad avere interesse per la riduzione e l’efficienza della spesa pubblica. Quali sono stati, al di là delle affermazioni di principio, i passi concreti che Ella in questi mesi ha compiuto affinché su scuola, pensioni, sanità, pubblico impiego, enti inutili, finanza locale ci si incammini sul binario che Ella auspica?”.
Francesco Giavazzi

Entrambe le mail sono tratte dalla prima pagina del Foglio, presto ripreso da alcuni quotidiani.

Ce n'è abbastanza per un Giavazzi-Gate (magra speranza...): malignità, meschinerie, ma quel che è peggio totale mancanza del senso del proprio ruolo, velleità oligarchiche e anche un po' autoritarie. Un intervento intimidatorio, altro che lo strapotere berlusconiano di cui lo stesso Corriere cianciava fino a pochi mesi fa. E, nello stile dell'attuale Governo, del tutto esoterico, mellifluo, ipocrita, nascosto dietro alle parole accomodanti del "governare insieme" e del "tenere unito il Paese". Non solo. Preoccupa il dispregio dell'opinione pubblica, specie di quella di orientamento moderato, dipinta, con il consueto odio antropologico, come una massa di inutili pecoroni buona soltanto a fregare copie al Corriere (ma Gianni Riotta non ci aveva assicurato che no, anzi, il Corriere andava meglio che mai?)

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