Monday, July 31, 2006

Come un organismo


Stasera dopo cena abbiamo camminato per il corso. C'era una scultura di Arnaldo Pomodoro, come spesso d'estate quassù (non quella nella fotografia). Stavolta mi sono fermato e ho sbirciato dentro la fenditura che ne solcava tutta la superficie. Era una delle classiche sfere di Pomodoro, ma meno lacerata di altre nel suo aspetto esteriore. Dentro, invece, scanalature e minuscoli parallelepipedi, e una cavità irregolare, misteriosa.
"Sta succedendo qualcosa, qua dentro!", ho detto. Sì, con Pomodoro è così, puoi anche considerare che è bronzo e che non cambia da dieci, venti, quarant'anni, cioè da quando l'artista lo ha modellato a quel modo; ma non fa niente, la scultura non cessa di vivere e pulsare.
Come in un pianeta o in una cellula o in un organismo: là dentro succede qualcosa!

Sunday, July 30, 2006

Jazz today. Intervista a Nnenna Freelon


E’ stato un vero successo il concerto del Nnenna Freelon Quintet, al PalaVolkswagen, venerdì sera, con il quale la settimana di Veneto Jazz a Cortina ha toccato il culmine, dopo jam session e sperimentazioni succedutesi un po’ ovunque. La splendida interprete di jazz ha acceso gli animi dei tanti convenuti sotto la pioggia scrosciante con grandi classici come “God bless the child”, “Body and soul”, “The very thought of you”, reinterpretati con personalità e talento. Nnenna ha voluto offrire un assaggio consistente dal suo ultimo album, “Blueprint of a Lady”, che è un tributo a Billie Holiday.
Nnenna, perché questa grande celebrazione di Lady Day?
Billie se fosse viva ora avrebbe 90 anni. E’ stata la prima grande cantante jazz: è lei che ha cominciato tutto. So di avere uno stile molto diverso, ma ho voluto onorare quello che ha fatto, e cioè essere se stessa, preservare la sua individualità.
Si dice che la musica jazz in America sia più popolare che in Europa, dove resta spesso un fenomeno di élite. E’ vero?
Sì, da noi si ascolta molto jazz; specialmente i giovani. Ma è tuttora difficile avere accesso alle case discografiche, e all’ascolto su vasta scala, ad esempio la radio. Jazz... Quando si ascolta il jazz? Qualcosa però sta succedendo nel contatto con la musica pop: ci sono contaminazioni, cantanti pop che si aprono al jazz, e così via.
Sei soddisfatta della tua performance di questa sera?
Oh, sì, moltissimo. Ho notato grande attenzione e partecipazione, a tutti i livelli. Siete stati davvero calorosi, e accoglienti. FC

© Il Notiziario di Cortina, 2006

Thursday, July 27, 2006

Diretta di "Cortina In-con-tra"

Dal 1 al 22 agosto, su questo blog, la cronaca diretta dei migliori incontri di Cortina In-con-tra, la manifestazione di Enrico Cisnetto che riunisce a Cortina d'Ampezzo decine di personalità dal mondo della politica, della cultura, del costume e della società. Quest'anno, tra gli altri, Tommaso Padoa Schioppa, Luca Cordero di Montezemolo, Fedele Confalonieri, Paolo Gentiloni, Alfredo Mantovano, Mario Capanna, Gianfranco Fini, Christian Rocca, Francesco Verderami, Stefano Dambruoso, Vittorio Feltri, Vincino, Krancic, Rosy Bindi, Magdi Allam, Tiziana Ferrario, Tony Capuozzo, Luca Telese, Sandro Curzi, Pasquale Chessa, Maurizio Belpietro, Philippe Daverio, Giampiero Mughini, Paolo Scaroni, Ersilio Tonini, Jas Gawronsky, Francesco Cossiga, Massimo Teodori, Enzo Bettiza, Carlo Panella, Igor Man, Marco Pannella, Aldo Cazzullo, Bruno Vespa, Lina Wertmuller, Andrea Riello, Sergio Romano, Margherita Hack, Pietrangelo Buttafuoco, Gianni De Michelis, Maurizio Sacconi, Alberto Bombassei, Vittorio Sgarbi, Renato Brunetta, Adolfo Urso, Marco Minniti, Francesco Mastella, Davide Giacalone, Fabrizio Cicchitto, Stefano Zecchi, Walter Veltroni, Emma Bonino.

A questo link il programma della manifestazione in PDF.

Se qualcuno desidera chiedere qualcosa agli ospiti della manifstazione, me lo faccia sapere.

Wednesday, July 26, 2006

Fox News

Canale 514, su Sky. Ieri notte stavo su internet con la televisione sintonizzata sul news channel americano a basso volume. Poi un giornalista è apparso a tutto schermo: Bill O'Reilly. La sua O'Reilly Factor è una trasmissione istruttiva. Un giornalista di opinioni dichiaratamente conservatrici espone con lucidità e chiarezza la sua opinione in merito a un qualsiasi argomento di attualità. Pone domande e tenta di fornire risposte. Contemporaneamente, un riquadro a lato riassume per iscritto i punti salienti ("talking points") del ragionamento.
Poi, Billy ospitava una rappresentante del movimento di collaborazione arabo-americano, o qualcosa del genere. Come tanti esponenti di casa nostra, la signora ha esitato nel definire Hezbollah un movimento terrorista. Ha ripetuto slogan logori e generici sulla pace che dovrebbe subentrare al posto della violenza. Bill le ha chiesto ripetutamente: "signora, lei considera o no Hezbollah un movimento terrorista?" "signora, lei pensa che Hezbollah non sia un movimento terrorista?" "signora, può rispondere a questa domanda?". Lei ne è uscita con le ossa rotte. E' apparsa per quello che era: ambigua, scivolosa, incerta.

Domanda: caro Cav., a che serve tenersi tre televisioni private che mandano in onda Iene Zelig Gialappa's Band Maurizio Costanzo se non le si usano per questo? Ha ragione Christian Rocca: non è con le spille e gli attacchini che si vincono le elezioni a lungo termine (o almeno, non solo con quelli). E' dotandosi di strumenti di persuasione che rispondano alla nenia pacifista sul piano della logica e dell'argomentazione. Dotandosi di spirito illuminista e ribellandosi allo strapotere della cultura dominante. Chissà...

Ottimo intervento...

... di Martin Venator sulla complessa posizione internazionale della Chiesa nel frangente della guerra tra Israele ed Ezbollah. Assolutamente da leggere

Le solite idee su Chiesa e religione

In Laici. L'imbroglio italiano Massimo Teodori punta il dito contro "la crociata neo-tradizionalista guidata dagli atei devoti, dai laici pentiti e dai liberali bigotti". Non sono le gerarchie ecclesiastiche e le strutture clericali, come ad esempio la CEI, a sbagliare, spiega Teodori: esse "fanno il loro lavoro". Il danno lo fanno invece i laici che ne supportano le idee, perché si piegano ad un'autorità percepita come straniera rispetto allo Stato italiano. Le idee di Teodori a questo proposito concordano sorprendentemente con quelle di un suo usuale "avversario", Ezio Mauro. A poche ore dall'elezione di Joseph Ratzinger, il direttore di "Repubblica" aveva salutato con tiepido interesse l'avvento del nuovo papa - in questo discostandosi dai commenti lividi sul "nazista" tedesco della sinistra estrema e di alcuni radicali - scegliendo invece come obiettivo polemico i famigerati "atei devoti" (e cioè Marcello Pera, ma anche Giuliano Ferrara e la splendente pattuglia del Foglio), colpevoli, appunto, di servilismo verso la gerarchia; ma anche, e questo è peggio, di "strumentalizzazione" di Dio, della fede, delle cose ultraterrene, a fini invece mondani, come la lotta politica.

Questa raffinata argomentazione contiene però due gravi errori.

Il primo consiste nel tentativo di ridurre la religione cristiana a fatto privato, a mero rapporto personale con una "idea" del divino, a filosofia individuale (Benedetto XVI è molto chiaro a proposito). Ogni sua ingerenza nella sfera dell'azione collettiva, sia attraverso i prelati sia attraverso "liberi battitori" che agiscono all'interno dei suoi vasti confini culturali, viene vista come un'eccedenza rispetto allo scopo per cui essa sarebbe nata, cioè quello di "consolare" nell'intimo l'individuo che teme la freddezza e la durezza di questo mondo. L'obiettivo è privare cioè la Chiesa - che è fatta di religiosi e di laici, scontato ricordarlo - delle sue braccia: che dopo la secolarizzazione consistono ora della sola capacità di persuasione. La religione, insomma, non può fare quello che alle filosofie terrene è consentito fare: convincere, attrarre, condizionare. Essa viene condannata a restare "affare di preti", a chiudersi all'apporto delle coscienze estranee alla gerarchia. Ma la Chiesa è tale solo grazie all'estrema varietà delle anime che la compongono. La segreta armonia che consente a persone e organizzazioni spesso molto differenti e distanti di ritrovarsi poi insieme in un corpo che vive una sola vita suscita negli intellettuali che le sono ostili una certa invidia. Essi possono infatti pensare l'unità solo in termini di stretta uniformità culturale.

Il secondo è sottovalutare pesantemente l' "opzione cattolica" dei tanti laici e atei che ammirano la religione pur non sentendosi obbligati a professarla. Gli individui, cioè, se si riconoscono nel marxismo, nel radicalismo, nell'illuminismo, nel repubblicanesimo, lo fanno secondo una cosciente opzione razionale, mentre se si dichiarano cattolici certo è perché sono condizionati da una credenza irrazionale, da un istinto, o da una consuetudine passiva. O, peggio, da calcoli di interesse. Questa idea è vecchia e smentita dai fatti. Aveva forse un qualche senso finché la cultura cattolica deteneva un predominio assoluto e scontato, quando l'individuo "nasceva a Dio" nello stesso momento in cui metteva piede in questo mondo, quando esso non aveva alternative filosofiche semplicemente perchè non esistevano. Ma è assurda se applicata a intellettuali e filosofi che vi giungono dopo una composita esperienza di pensiero, o a giovani e ragazzi cresciuti nell'annoiata società postmoderna, perlopiù indifferente all'universo spirituale cristiano, e che nell'aderire alla religione cattolica fanno quasi atto di ribellione all'ordinario e alla conformità.

Coloro che accusano gli "atei devoti" di strumentalizzare Dio e la fede farebbero bene a cercare in altre esperienze culturali gli errori che pretendono di imputare loro. Ad esempio, nelle chiese anarchiche e materialiste dei movimenti di liberazione del sudamerica, che concepiscono il cristianesimo come una specie di organizzazione politica, tingendolo cupamente di classismo e di risentimento; oppure, nella tormentata vicenda delle chiese "alternative" (vedi ad esempio la comunità dell'Isolotto di Firenze), che da più di trent'anni pretendono di farne un'associazione pacifista più o meno caritatevole uguale a mille altre, come Emergency o Amnesty. Condannandolo così all'evanescenza.

Sunday, July 23, 2006

Ricostruire Craxi


L'altro giorno, in Feltrinelli, ho visto il libro di Massimo Pini, Craxi. Una vita, un'era politica. Per un attimo sono stato tentato di prenderlo, poi le dimensioni ragguardevoli, da vera biografia, mi hanno scoraggiato, e ho ripiegato su una raccolta di "ingleserie" in pillole (Focardi, L'anglista sentimentale), molto più leggibile. Ma il libro di Pini ritorna, ne sento parlare e discutere, segno che l'argomento ha ancora la capacità di mobilitare interesse e coscienza, se non altro per le accuse che solleva, e l'apparente impossibilità di formulare giudizi condivisi. L'autore ne parlerà questo agosto, a Cortina, per gli incontri di Enrico Cisnetto. Ci saremo.

Saturday, July 22, 2006

Da vedere

www.pernondimenticare.it

Fine del moderno

C'è un'altra ragione davvero importante per alzarsi dalla poltrona e andare a vedere United 93. L'11 settembre resta, in Europa almeno, un evento paradossalmente non elaborato a livello di psicologia collettiva dalla maggior parte dei nostri concittadini. Paradossalmente, perché le immagini del disastro ce le abbiamo davanti agli occhi e ciascuno saprebbe descriverle nei particolari semplicemente attingendo dalla propria memoria.

Ma conoscere un evento tramite una successione di diapositive non basta. Queste rischiano di rimanere un argomento da fotoromanzo come i funerali di Diana o l'eruzione di un vulcano della Polinesia. Si sterilizzano. Per evitare le posizioni demagogiche e utopistiche che abbiamo visto a partire dalla vicenda afghana e che hanno toccato l'apice dell'isteria nel marzo 2003 prima di tutto bisognerebbe portare gli occidentali a riflettere sul significato dell'11 settembre. Distruzione. Terrore. Morte. Dolore. Lutto.

In psicologia, il lutto si affronta, si elabora, si celebra. Ci si torna coscientemente con la memoria per riviverlo e superarlo. Nel nostro inconscio collettivo, invece, di quel giorno restano pochi flash che perdono nitidezza, assaliti dalle superstizioni complottistiche sui presidenti che fanno evacuare gli ebrei e poi bombardano i grattacieli (e qui siamo fermi all'untore).

Così, con la manipolazione del passato, con la sua reinterpretazione che ignora ogni decente rispetto per la verità, i nostri nemici e certi collaborazionisti di casa nostra vogliono chiudere i conti con l'evento più traumatico del nuovo secolo. United 93 invece, con la sua sorprendente "laicità", con la sua asciutta neutralità, col suo approccio tecnico-documentaristico, lascia che i giudizi ce li facciamo noi, che è sempre meglio. Ma fa quello che tutti hanno rinunciato a fare, perché è troppo faticoso: racconta. Rinuncia ad ogni sottovalutazione.

Io penso che l'11 settembre segnerà davvero la chiusura di una fase intersecolare, che si dipanava attraverso i salotti degli illuministi francesi, la stabilizzazione delle diplomazie europee, l'aggressiva modernizzazione del resto del mondo, la comparsa delle macchine, e che cominciava il suo tramonto con le inquietudini della Grande Guerra, avviandosi al crepuscolo nei campi di sterminio e nelle "teste ficcate nei forni a gas in solitarie villette" di orwelliana memoria. I tempi della comodità e della sicurezza sono finiti. La dolce vita e i miracoli economici, i caroselli e le villeggiature... Persino il diritto a copulare senza rischi di infezione (quella magica parentesi trentennale tra la sifilide e l'aids): tutto finito. "La luce del moderno si spegne lentamente", scrive Berdjaev. Non è detto che ciò sia un male.

Prendere coscienza di questo tempo che cambia, di questo sipario che cala, o che si solleva, a seconda dei punti di vista, ecco: questo è un primo compito, un punto di partenza, quasi un dovere, di cittadini della nostra epoca. Sostituiamo per un momento il dogma della cittadinanza costituzionale con l'adesione al tempo presente, alla cittadinanza temporale. Sennò restiamo tutti ragazze del secolo scorso.

Thursday, July 20, 2006

Segni

La Provvidenza agisce sopra e attraverso di noi. Probabilmente è talmente immenso e potente il disegno che ci sovrasta che per noi è impossibile coglierlo se non in minima parte. Tuttavia, è vero quello che mi è stato detto, e che ieri sera ho ripetuto a un'amica, a proposito dei "segni" che la mano provvidenziale dispone sul nostro percorso. La nostra esistenza è costellata di piccoli eventi felici, di combinazioni favorevoli, più spesso di momenti di gioia che ci vengono dati nei periodi oscuri, per permetterci di prendere una boccata d'aria. Faccio fatica a rassegnarmi all'idea che siano frutto del caso, e cerco sempre più spesso di ricordarli.

La gente non è sempre attenta a tutto ciò. Passa e va, procede senza fermarsi a guardare, poi scrive alle riviste e si lamenta con i familiari che non crede, che non ci riesce. Ma se tentiamo, in questa giungla di imprevedibile e di apparentemente ingiusto che è la vita terrena, di dare un senso, una forma e una struttura agli eventi felici che ci vengono a soccorrere quando le altre luci si spengono, quando il disordine e l'incertezza sembrano prevalere; in altre parole, se distogliamo un secondo lo sguardo da queste faticose vicende terrene, e alla loro contingenza, possiamo riaprire un canale, una chance. Qualcuno ha fermamente voluto darcela.

Wednesday, July 19, 2006

Dal sito del Corriere

Tutti nei rifugi

Tv e radio avvertono i cittadini : rimanete in stato di allerta, siate pronti al suono delle sirene dall'arme, avete un minuto di tempo per raggiungere i rifugi. Preparo il borsone da portare con noi nel rifugio.Cerco di fare ordine nella mente ma l'angoscia di un imminente razzo mi scaraventa nel panico.... Non ho scordato niente? Biberon, biscotti, giocattoli.....guardo mia figlia, mi chiedo se un giorno dovra' arruolarsi, se preparera' i propri figli a scendere ne rifugi. Vorrei sperare nel futuro ma l'assurda presenza dell'integralismo arabo non lascia altra possibilita'.

Mika Giannetti

www.corriere.it

United 93


Sono stato a vederlo ieri sera con amici. Sarà una coincidenza ma due delle serate più piacevoli che ho passato al cinema in questi mesi sono state per altrettanti documentari.

Il primo era La marcia dei pinguini, dove si muovono con la loro impressionante perfezione questi esserini che la Provvidenza ha disposto vivessero nei luoghi più impensabili, e si riunissero, si amassero, si fecondassero. Il secondo è questo splendido documentario, una vera e propria ode civile, che ha il pregio, come il primo (se è possibile un confronto tra due produzioni così differenti) di richiamarsi alle "cose prime". Paura, coraggio, amore. Soprattutto: istinto di conservazione della vita, inteso in un senso generale, che va al di là del dominio del singolo e guarda al bene della specie.

I pinguini che si stringono nel gelo e quegli esseri tremanti che a bordo di un volo dirottato optano per il "bene generale" (quanti fiumi di inchiostro e di sangue versato per questa generica definizione) provocano tutti la medesima emozione. E' un brivido giù per la schiena e un'esaltante avventura di sopravvivenza.



Utile a chi, ora, sproloquia di "reazioni fuori misura" di fronte all'istinto di morte che dobbiamo combattere.

Lorenzo scrive

Caro Fra,


Israele e basta!

Monday, July 17, 2006

post scriptum

P.S. E che venga anche Magdi Allam (come sempre benemerito), a raccontare cosa ha scritto nel suo ultimo libro ("Io amo l'Italia"), a proposito dei suoi rapporti con Berlusconi. Che le legga, quelle pagine inquietanti sui boss democristiani che trattengono il nostro Paese nella palude dei consociativismi, degli intrighi e delle connivenze.

Metà luglio

Anche quest'estate a Cortina Enrico Cisnetto si farà vedere con gli incontri di Cortina Cultura e Natura, che sono una specie di Versiliana di montagna, in questi anni sempre più ricchi. E' già pronto il programma, che però è ancora top-secret; verrà presentato a Roma, mercoledì 19 luglio, presso il Tempio di Adriano. I protagonisti dell'estate? Ve li dico io: mondiali, Moggi, le squalifiche "eccellenti" del 15 luglio, il nuovo governo, la guerra israelo-libanese. Domanda: a Cisnetto riuscirà di portare a Cortina Romano Prodi? Mah... E se venisse Berlusconi, in veste di capo dell'opposizione? In fondo, al "PalaVolkswagen" l'ex presidente del consiglio si è già fatto sentire telefonicamente. In occasione di un convegno di Forza Italia. A proposito di Forza Italia: sarà anche una brava europarlamentare Amalia Sartori, ma quest'anno fate venire qualcuno che parli del partito, e di come riorganizzarlo, o no? (Chissà se un terzista come Cisnetto sarà disponibile ad offrire il suo spazio per una seduta di autocoscienza collettiva... Ma Forza Italia farà mai autocoscienza?)

Prova

Questa è una prova qualsiasi per verificare il funzionamento del coso. FC