Monday, January 28, 2008

Östalgie

Rovistando su Youtube ho trovato questo video. E' l'inno della FDJ, l'organizzazione della gioventù della DDR, meraviglioso kitsch anni Ottanta (dall'altra parte del muro però), corredato da manifesti d'annata, carri armati rumeni, bulgari, polacchi, biondissimi militanti con la camicia e il fazzoletto da Giovane Pioniere, e, udite udite, persino una splendida Trabant che si muove al ritmo della musica. Roba da maniaci. Da fare impallidire grandi collezionisti di vecchiume alla Stefano Di Michele.

Sunday, January 27, 2008

Effetto Veltroni-Bettini


Forse la volontà riformista della sinistra italiana è più forte di come viene rappresentata. Non male!

Tuesday, January 22, 2008

Lettere laterane, il seguito

Cronaca della ricerca del mio buco in Roma/2

dal vostro corrispondente in zona San Giovanni

Avete presente quell'umanità disgraziata che prima o poi va a finire su Chi l'ha visto, quegli individui grigi e anonimi che compaiono e scompaiono nelle grandi periferie urbane, figure disperse, ombre senza nome, insomma, avete presente? Alle otto di questa sera ero in mezzo agli svincoli della Cristoforo Colombo, dove il viale incrocia via Marco Polo, e mi sono sentito uno di loro. Ma solo un attimo. Quando ho visto scomparire il marciapiedi nella boscaglia e al telefono Domenico mi ha detto che "forse si era sbagliato" e che mi veniva a prendere in macchina, gli ho risposto che, no, grazie, va bene così. E me ne sono tornato a casa.

Così si è chiusa un'altra giornata di intensa ricerca. Era cominciata benino, in una traversa dell'Appia all'altezza della metro Furio Camillo. Zona carina e vivace, palazzo antico quel tanto da avere muri costruiti ancora come si deve, cioè larghi e freschi, e soprattutto mi viene ad aprire Tiziana, siciliana trapiantata nelle Marche e poi ritrapiantata a Roma, bella e cortese. Subito però vengono fuori le pecche: casa minuscola, coinquiline gentili ma pedanti, fissate con le pulizie, e poi un bagno solo per tre, ma chi mai lo vedrà in un appartamento con tutte donne? Quando mi accompagnano alla porta sono già riuscite a farmi promettere che monterò la tenda della doccia, "perché sai, tu sei un uomo, e allora". Ciaaooo!

Il secondo è stato l'aborto del giorno, uno stanzino impregnato di fumo in un microappartamento di 50 mq da condividere con altre quattro persone. "Ma c'è un solo bagno?" "Sì vabbè", mi fa il proprietario, "ma tanto loro fanno i camerieri e quindi la mattina dormono...". Raccolgo le energie e vado in direzione Nomentana - XXI aprile.

Qui c'è stato un incontro buffo. Giro un po' il quartiere che è uno schianto, una collina verde ed elegante affacciata su zona Bologna, in mezzo a parchi e giardini di proprietà di enti ecclesiastici vari e a ville piccole e grandi. Il palazzo in questione è ovviamente nello standard della zona ma ha un che di dimenticato e un po' muffito, e la casa che mi mostrano conferma e raddoppia l'impressione. Dentro c'è una donna sola, un'anziana. E' vedova e la casa è rimasta probabilmente come suo marito l'ha lasciata: tende, foto incorniciate, pareti stipate di quadri di paesaggi che non distinguerei per la banalità del soggetto e dell'esecuzione da quelli appesi nel salotto di mia nonna, o in infiniti altri salotti italiani. La signora cerca compagnia, e ha quella cortesia un po' prolissa figlia della solitudine, la stessa che la rende subito arrendevole nella trattativa, a patto che tu le porti un po' di gioventù. Infatti: "quanto mi può dare per il riscaldamento? Perché io c'ho una bolletta da 280 euro al mese, sa...". Le spiego del mio budget limitato. "Ah, non più di trenta euro dice? E vabbè, mi dia trenta...". Nel colloquio la donna è assistita dalla nipote, una venticinquenne con un'aria da porca un po' volgare, tutta strippata com'è nella maglietta nera aderente, i capelli scuri e le lentiggini sul viso carnoso. "Guarda, i soldi non sono un problema", taglia corto, "è che noi cerchiamo una persona seria". "Ah sì, quelle due studentesse che mi hanno portato la gente in casa le ho mandate via dopo un mese", fa la signora. La casa oltre ai quadri è un diluvio di santi e santini e madonne, quella religiosità pedante e un po' vuota degli anni sessanta, più da vecchia Dc che da aristocrazia papalina. E' con questa premessa che si spiega il seguito: "perché io sa c'ho una certa reputazione qua nel condominio, e ci tengo a mantenerla, quindi lei non può portare la sua ragazza, se ce l'ha. Cioè, se deve venire il pomeriggio, va bene, ci prendiamo un caffè qua in sala tutti insieme, ma niente visite serali". Io guardo la nipote zozzona che tra l'altro abita nello stesso palazzo e penso a quello che fa lei coi suoi ospiti del pomeriggio e della sera. Altro che prendere il caffè.

Se questo tocco surreale non bastasse, tuttavia, ecco due valide ragioni per salutare la signora e non tornare più, pur con tutta la pena che mi fa: primo, la stanzetta dove dovrei stare io, riempita com'è di mobili vecchi e pesanti, un po' borghesi e un po' da convento, consumati come sono, comunque inamovibili; secondo, un bagnetto carino e ordinato ma da condividere con la vecchia. E questo è un po' troppo.

Lettere laterane

Cronaca della ricerca del mio buco in Roma / 1

dal vostro corrispondente temporaneamente ospitato in zona San Giovanni

Prima stanza: via del Portonaccio, dietro la Tiburtina, in una casetta stretta stretta nello stesso palazzo del mio amico Renato. Ci abitano già un ragazzo e una ragazza, che stanno insieme. E questo basterebbe e avanzerebbe per declinare gentilmente. Comunque ci vado lo stesso, non si sa mai. Antonio mi viene ad aprire, mi mostra la camera dove ora sta accampato uno "un po' incasinato". Dimensioni accettabili, la spoglio mentalmente e la rivesto coi mobili nuovi Ikea che mi promettono di metterci dentro. Ma non va bene lo stesso: prezzo 420 più spese, cioè almeno 450. Decisamente troppo per Casalbertone.

Poi uno stanzone in via Principe Amedeo, giusto dietro la stazione, una zona "multiculturale" mi avevano avvertito. Quando dicono "divertente" e "multiculturale" bisognerebbe escluderla in partenza. Ma a cinque minuti dall'ingresso di Termini... E poi sono 390 tutto incluso.Mi apre un grassone sudato, un casertano in t-shirt e calzoni di felpa. E' di fretta, ha avuto molte richieste: "questo pomeriggio vedo altri due e se mi danno la caparra la affitto a loro". La casa è piena di foto di famiglia e cimeli e cumuli di riviste, doveva essere la residenza principale dei proprietari, una volta. Apre la porta della stanza: nella penombra vedo l'inquilino attuale che dorme nel suo letto. L'odore mi ricorda quello delle camere d'ostello di Boston. Anche stavolta la promessa è di cambiare tutti i mobili, ma il ciccione dà poco affidamento, e poi fuori è un vero suk. Niente da fare.

Terza offerta: bella e algida. E ovviamente carissima. Il proprietario è avvocato e avvocato è pure suo figlio, che diventerebbe il mio coinquilino. Mi mostra una camera grande e luminosa, balconcino, appena ridipinta, tutta vuota. Ci metterà i mobili, li deve comprare. Cucina nuovissima, lavatrice e frigo grande abbastanza da contenere le mie intenzioni gastronomiche. Bagno nuovo pure lui, c'è da chiederlo? Prezzo: 450 euro. Più spese 50. Per stare oltre la Tiburtina. La mia lista si accorcia.

Infine, a metà pomeriggio, l'immancabile tugurio, la proposta del tutto fuori mercato, l'antro inabitabile. Ci voleva. Mi danno l'appuntamento per le 15 ma arrivano alle 15.30, per mezz'ora aspetto fuori, con quello che dovrebbe essere un mio contendente nella scelta, un simpatico emiliano sceso per fare un master. La stanza apparentemente si trova dentro una minuscola casetta a un piano quasi senza finestre, quelle costruzioni sorte dal nulla che di solito stanno nelle intercapedini urbane, a contorno dei grandi parcheggi, o di fianco alle stazioni, con i negozietti di braccialettini gestiti dai cinesi e così via. Davanti a noi c'è la muraglia del Verano e il viale della Tiburtina dove sfrecciano le macchine a ogni ora. Nei cinquecento metri percorsi per arrivare all'indirizzo non ho trovato niente, non un bar, una farmacia, un supermercato, un fiorista, un chiosco, nulla, solo una rivendita di motociclette. Poi ci mostrano la camera. Si sale una stretta scala ricoperta di calcinacci, ed ecco, un corridoio buio e puzzolente con le mutande stese ad asciugare (almeno le lavano), e poi la stanza, un buco osceno, lurido, con una bandiera dell'Italia (almeno quella) a coprire un'intera parete... e a terra una specie di materasso. Un fantasma si aggira nel corridoio, non lo guardo nemmeno. Mi chiedono se voglio vedere la cucina, "mi basta così", faccio io, grazie e arrivederci.

Saturday, January 19, 2008

Verso Roma

Il treno scivola rapido e silenzioso nei campi deserti. Siamo appena passati sopra un ponte di ferro, sotto scorreva un grande fiume, il Po penso, e nella nebbia le acque sembravano argento liquido. Sto scendendo a Roma, domani alle 12 sarò a San Pietro, porterò la mia umanità dolente di tosse e bronchite a cospetto di Papa Benedetto e della sua predicazione sapiente e gentile, come testimonianza di una ferita che noi cristiani vorremmo rimarginata presto, di un affetto speciale. E' un pellegrinaggio del XXI secolo. La Provvidenza ci chiama a Roma.

Speriamo mi aiuti a trovare anche una stanza.

Wednesday, January 16, 2008

Welrik risponde

"Chi vi scrive non è credente. Non ne è fiero nè lo sventola ai quattro venti. E' una scelta di vita, e come tale rimane. In un paese civile è inaccettabile che questo ci divida in amici e nemici. (...) Un laico come me, convinto che l'illuminismo sia ciò che ci differenzia dalla cultura del burqa e delle lapidazioni, non poteva non rispondere dissociandosi da quegli invasati".

Ottimo il post di Welrik di oggi. Lo cito volentieri. Il vero problema è che la sinistra ragionevole e avanzata di quelli come lui stenta a farsi sentire, a imporre il suo metodo autenticamente laico. Intanto però fa piacere sentirla.

Perché l'Italia non diventi la Spagna

Riassunto telegrafico delle ultime ore: dopo la lettera dei 67 professori e le proteste di alcuni studenti in università, ieri verso le 17 il Vaticano conferma: "opportuno soprassedere", la visita non si fa. Pochi minuti fa, il cardinale Ruini diffonde un appello: "tutti in Piazza San Pietro domenica prossima", per sostenere il Papa.

Probabilmente domenica ci sarò anch'io (tracheite permettendo). Ma tutto questo non va bene.

La cifra della diversità italiana, la sua fondamentale unicità nel panorama della chiese europee, è stata la presenza costante nella sua storia di un cattolicesimo insieme forte e dolce, diffuso e aperto, la fusione evangelica di questo pensiero col pensiero laico, la sua impossibile estromissione dal panorama culturale del Paese. Questo è ciò che ci distingue dalle aspre battaglie - molto identitarie, poco religiose - combattute in Spagna o in Polonia tra conservatori devoti e sinistre ciecamente laiciste; o dalla situazione sconfortante del cattolicesimo francese, dove la maggioranza dei credenti ha assunto per paura una posizione remissiva e subordinata ai dettami della Dea Ragione rivoluzionaria (mentre una esigua minoranza insegue l'estremismo cupo dei Maurras e poi dei LeFebvre). Non parlo poi del deserto di fede creatosi nelle nazioni protestanti.

Questa è stata la nostra differenza irrinunciabile e magnifica rispetto alle drammatiche fratture prodottesi nel resto d'Europa: da noi cattolici e laici, cattolici e liberali, cattolici e comunisti persino, hanno camminato mano nella mano per decenni, e questa forma compromissoria, con tutti i suoi difetti infiniti, ha però permesso che un vero scambio non venisse mai meno, e che i semi della fede permeassero il nostro tessuto umano e civile. Soprattutto, che dei veri credenti con le loro vere testimonianze portassero la propria esperienza anche all'interno della sinistra: e non penso solo a Moro o a La Pira ma anche alla tanto vituperata Binetti.

Il risultato? In Spagna possono anche andare in piazza due o tre milioni di credenti a gridare che "la famiglia, sì, importa", ma poi Zapatero la sua legislazione arrogante e violenta la porta avanti comunque. In Italia no (finora). In Italia si discute di come arginare la tragedia dell'aborto, in Spagna il fatto religioso è ridotto a una questioncella di costume. Se oggi il "modello italiano" è in pericolo, però, c'è un solo responsabile. Esso è quel "fronte laico" che con tutta la sua ignoranza e il suo bigottismo chiude le porte in faccia al Professor Ratzinger venuto a spiegare, a chiarire, a portare la luce.

Monday, January 14, 2008

La fine dell'illuminismo

La lettera scritta da alcuni professori della Sapienza al rettore Guarini per chiedere che Ratzinger non venga ammesso a parlare in università non deve stupire. Da tempo, da decenni intendo, si assiste ad una curiosa inversione di marcia delle forze scaturite dalla Rivoluzione e dai Lumi.

Le parti si sono scambiate i ruoli: la Chiesa sfida le conquiste del pensiero, propone con le encicliche di un Papa professore la ricerca appassionata della verità, si fa interprete del presente, insomma fa cultura; Ratzinger discute con Flores D'Arcais su Micromega, il cardinale Scola dibatte di fede e vita oltre la morte con Eugenio Scalfari, Fisichella incontra Oriana Fallaci per ascoltare la voce di una laica controcorrente.

Per converso, il fronte laico si è immiserito e prosciugato: tanti tra coloro che ne avevano disegnato la sagoma variopinta e plurale negli ultimi cinquant'anni ora hanno fatto armi e bagagli e si sono spostati su altri lidi - oppure impassibili continuano a ripetere le stesse cose, in una cantilena monotona e fuori tempo massimo (penso a Pannella e ai radicali). La laicità intanto non è più un atteggiamento da tenere, un metodo, una condotta; è un dogma.

Questo blog è nato con l'intento di raccontare i tempi nuovi in cui siamo entrati. Anche questo è un clamoroso segno dei tempi. La fine dell'illuminismo è sotto i nostri occhi. Coloro che se ne proclamano eredi ne tradiscono la promessa iniziale, quella appunto di "fare luce" contro ignoranza e superstizione, oscurantismi, divieti, cecità. Sanno che la voce di un Professore che parla all'uomo, a tutti noi, è pericolosa per quello che dice. E vorrebbero impedire che questo si verifichi.

Sunday, January 13, 2008

Eccoli!

Artisti, artigiani, mercanti, inventori, studenti, studiosi, occupati, disoccupati. Piloti, disegnatori, scrittori, attori, calciatori, giornalisti, dipendenti, indipendenti. Sicuri, dubbiosi, fragili, orgogliosi, creativi, originali, belli, brutti, buoni, cattivi. Strani. Eccoli!

Sono i giovani che prenderanno parte allo speciale di Canale Italia dedicato a loro. Martedì 15 gennaio, dalle 6 alle 8 del mattino, nel contenitore di attualità e informazione Notizie Oggi, condotto da Luigi Bacialli.

Francesco Chiamulera, Damiano Fusaro, Camilla Rubbini, Ludovica Rubbini, Matteo Villanova, Sara Zardini, Pavel Zelinsky. Sette giovani alle soglie del Ventunesimo secolo. Sette storie piccole e grandi di come si sopravvive (e si cresce) in questa nostra epoca bella e incerta.

Friday, January 11, 2008

Oggi sul Foglio



Orwell Pro Life

Al direttore - Se ce ne fosse bisogno, ecco la testimonianza di un altro grande laico convinto antiabortista: George Orwell. “Il suo bambino gli era parso reale dal momento in cui Rosemary aveva parlato di aborto. Ma qui, sotto gli occhi, aveva il processo vero e proprio dell’accadimento. Eccola là, la creaturina mostruosa, non più grossa di un grano di ribes, ch’egli aveva creato col suo atto imprudente. Il suo avvenire, forse la continuazione della sua esistenza, dipendevano da lui. E poi, era un frammento di Gordon Comstock, era Gordon Comstock. Chi poteva osare di scansare una responsabilità cosi grande?”. Così parla, con semplice ragionevolezza, il suo personaggio in “Fiorirà l’aspidistra”: un inno alla vita, alla tenacia della vita, nel pieno dello squallore novecentesco. All’opinione di Orwell aggiungo, umilmente, anche la mia. Complimenti e avanti così.

Francesco Chiamulera