Friday, August 08, 2008

Care onorevoli, che vacanze banali

Ibiza, Formentera. Panarea. Zanzibar. Sardegna. Argentario. Sono alcune delle mete più gettonate dalle nostre onorevoli in vacanza, riportate con tanto di effimere dichiarazioni dal Corriere della Sera. Ma, come dire, non fanno notizia. Sono i luoghi di tutti noi, comuni mortali, con i nostri affetti privati, le nostre compagnie amicali, con fidanzati/e, o parenti vicini e lontani. Luoghi belli, divertenti, più che dignitosi, ma ai nostri rappresentanti in Parlamento si potrebbe chiedere qualcosa di più. Le migliori, nella lista, sembrano Elena Centemero, che farà come di consueto la crocerossina a Lourdes (ottimo, ma non è una vacanza), e Michaela Biancofiore, che sta girando l'America per scoprire "le istituzioni americane" (e andrà a "studiare la comunità Sioux"), comprese tappe obbligate a Beverly Hills e a qualche Mall per riempirsi le valige di acquisti.

Nessuna di queste sembra avere avuto l'estro e la creatività di una destinazione inconsueta, l'idea di unire vocazione vacanziera (cioè svago e riposo) e volto pubblico, anzi istituzionale. Penso ad un giro dei solenni monasteri himalayani di una nazione remota come il Bhutan; ad un viaggio attraverso i luoghi del rinnovato culto ortodosso russo, contraddittorio e feroce, dove i giovanissimi si sono fabbricati cento e mille nuovi martiri, compagni caduti nella loro crociata contro l'Islam; ad un tour marocchino che unisca il mare, il vento caldo dell'Atlante, la grande cucina e una riflessione su una società islamica certo contraddittoria ma non fondamentalista (magari, chissà, con la benedizione della combattiva Souad Sbai); ad una specie di Mid-west on the road, mezzo pop e mezzo istituzionale, Illinois, Indiana, West Virginia, tra covoni di grano e contatti parlamentari con la campagna di Obama e di McCain, per capire cosa c'è di nuovo in Usa '08; ad un pellegrinaggio irredentista tra coste dalmate (non croate) ed entroterra istriano, per insegnare ai nostri connazionali vacanzieri i nomi delle località adriatiche nel loro originale italiano/veneziano; o anche, perché no, a un giretto di piacere e di studio in qualche metropoli/interporto commerciale dell'immensa nazione indiana, in quei luoghi che i nostri operatori economici già battono da anni alla ricerca di mercati, accordi commerciali, idee e infrastrutture da importare.

Ma per me che in fondo sono un provincialotto e che l'unica volta che ho messo piede fuori d'Europa è stata per andare a vedere i grattacieli statunitensi, cartina in mano e naso all'insù, la lista di idee è povera e scarna e si ferma qui. Non do altri consigli tranne uno: fate un salto da una buona agenzia di viaggi, care onorevoli, armatevi di wikipedie e conoscenze parlamentari, chiamate il presidente di Confindustria della vostra provincia, il parroco del vostro quartiere, qualche diplomatico italiano nel mondo, uno scienziato, un geologo, un astronauta, un broker, che ne so. Puntate il dito sul mappamondo e partite alla ricerca di qualcosa che non sia l'ennesimo cocktail sulla spiaggia o le foto di un paparazzo mentre parlate al telefonino sul ponte di uno yacht. Questa critica non è moralista, i soldi se ci sono vanno spesi e allegramente consumati; è solo molto annoiata.

Avvertenza: lasciate a casa il sandalo zebrato, non vi servirà.