Wednesday, April 02, 2008

Milano e Verona, le convulsioni del cattolicesimo padano

A Milano la Curia critica gli sgomberi dei campi Rom abusivi effettuati dal Comune in zona Bovisa (link all'articolo non firmato, sul sito molto moderno e sofisticato della diocesi). "Si sta scendendo abbondantemente sotto i limiti stabiliti dai fondamentali diritti umani", recita polemicamente l'articolo, che come sottolinea Repubblica è sicuramente stato letto e approvato dal vescovo Tettamanzi. E' solo uno dei tanti episodi di frizione tra un'amministrazione pubblica che interpreta, nelle città del nord, la domanda di ordine e sicurezza che viene dalla cittadinanza, e una certa Chiesa umanitarista e sociale che risponde con l'imperativo della tolleranza, suggerendo risposte ai politici e bacchettandoli ove necessario.

Succedeva anche a Verona (come ricorda Alfieri in "Nord terra ostile") con il precedente vescovo Carraro, francescano, di tendenze molto moderniste ed ecumeniche, e il precedente sindaco, il cattolico democratico Paolo Zanotto. Personaggi legati da una reciproca intesa che aveva portato la Curia a sostenere discretamente la candidatura Zanotto nel 2002. Un modello fallito: a Carraro è succeduto mons. Giuseppe Zenti, più tradizionalista, che appena arrivato ha definito la situazione della diocesi "se non tragica, drammatica"; e Zanotto è stato fatto a fettine alle elezioni 2007 dal candidato leghista, Tosi, che passato al primo turno con oltre il 60% dei voti.

C'è una partita importante che si gioca nel Nord Italia, tra due interpretazioni molto diverse del ruolo della Chiesa sul territorio, nell'assistenza alla popolazione locale. L'immigrazione, la sicurezza, la legalità ne sono capitoli fondamentali.

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