Wednesday, April 16, 2008

Chiara. Ritratto di una neo-leghista

Chiara ha votato Lega. Ha diciannove anni e abita a Milano, in una via centrale, vicino alla cintura delle circonvallazioni. E' stato il suo primo voto. A Chiara piace la musica, ne ascolta moltissima, tranne jazz e classica che un po' le mettono noia e un po' tristezza. Rock, metal, punk, e altri generi che io spesso ingiustamente confondo tra loro, solo perché non li ascolto. Poi suona, la batteria, da qualche anno. A Chiara ho chiesto se le piace la poesia, mi ha risposto che no, la poesia la annoia. Non è vero. Chiara vive di poesia metropolitana, che si accende sulle parole fluide e sintetiche e dell'inglese, "I'm a stargazer", ha scritto come proprio profilo su Msn, "sono una contemplatrice di stelle". In fondo, non è così lontano da quel "Lately I found myself out gazing at stars" di Chet Baker che piace a me.
Chiara ha fatto le medie e il liceo linguistico al Colonna, in pieno centro. Ha passato cinque, otto anni a sbuffare degli amichetti pretenziosi e sancarlini, e un giorno ha trovato una canzoncina americana, "high school never ends", che dice le stesse cose che ha sempre detto lei: il mondo continuerà ad essere pieno di montati e di figli di papà, bisogna imparare a scansarli. I suoi sono due professionisti con un reddito medio, molto benestanti nei tardi anni Ottanta, diciamo fino al crinale del 1992 e della svalutazione della lira; poi, come tutti noi, sempre più schiacciati dal peso di uno Stato invadente e inefficiente. Ora sono due esponenti della nostra sconfinata "classe media".

Chiara ha una vita de-ideologica. Non legge giornali se non una volta ogni tanto. Ascolta i telegiornali ma non troppo. Ignora la politica con uno sbuffo e un sopracciglio inarcato. Ricorda della cultura scolastica solo quello che le interessa, il resto lo evita, ma non è un'ignorante. Conosce tre lingue bene, di cui una, l'inglese, molto bene, fino alle sfumature, fino ai termini dello slang; e altre due un po' a tentoni. Ha viaggiato, è stata in quasi tutta Europa e in molti posti del mondo, riportandovi ogni volta le proprie impressioni così estremamente soggettive ed eclettiche da restare confinate in un variopinto album dei ricordi, senza pretese, senza sociologia: "Parigi non mi piace perché puzza". "Ad Amsterdam le biciclette ti tirano sotto". "Delle Mauritius ricordo solo i temporali e la camera d'albergo".
Sotto le finestre di casa di Chiara, la notte, si affollano i viados e i loro affamati acquirenti, e soprattutto una piccola ma folta criminalità notturna legata allo spaccio di droga. Lei li guarda dal balcone, buttando un occhio al di là delle piante della mamma, e poi ancor più sotto, oltre gli alberi della via. Si sfiora il naso con il polso sottile, i bracciali argentati che le tintinnano un poco. "Una volta non c'erano, quelli. Non sono aggressivi ma per me che torno la sera in motorino dalle prove di batteria non è un piacere trovarmeli sul marciapiedi. E poi sai...". Certo. Non si sa mai. Qualcuno di quel giro potrebbe metterle gli occhi addosso, e poi le mani, a lei che è bella ed esile, coi suoi lunghi capelli scuri e la pelle delicata. Anche a questo ha pensato Chiara quando nell'urna ha dato il suo voto alla Lega.

Quanto ha in comune questa giovanissima, e mille come lei, con la cultura repubblicana del dogma costituzionale, con gli appelli antifascisti, con la storia tormentata della prima repubblica, e poi con l'antiberlusconismo, con la retorica del conflitto d'interessi, con i turbamenti e gli esperimenti del cattolicesimo democratico? Niente, niente, niente. Allora vuol dire che Chiara è una di destra? No, no, no. Lei rifiuta ogni cultura politica novecentesca, anzi quasi ignora che cosa sia stato il Novecento, in termini di deposito politico e ideologico. E' indifferente anche a Berlusconi, "non sapevo neanche che la Lega fosse collegata a lui", mi ha detto dopo aver votato. Per lei la politica semplicemente non ha nulla di sacrale. E' una necessaria amministrazione della cosa pubblica, da farsi in modo silenzioso e indolore. Non desidera doversene preoccupare. Non capisce le ragioni per cui io e tanti come me ci accapigliamo dietro alla passione politica, le sembrano cose lontane dalla vita reale, fatta di amore, rabbia, gioia, disperazione, entusiasmo, scoramento, allegria, seduzione, follia. Chiara vive di emozioni, quasi atomizzata in questa contemporanea chiusura e apertura al mondo. Sempre sul suo profilo Msn, leggo "smooth as silk, cool as air... blue as ice and desire". E' quello che Chiara è, fatta di acqua, trasparente, luminosa.

Chiara ha votato portandosi dietro i suoi valori. Verità, sincerità, schiettezza, semplicità, coerenza. Qualcosa di immediato, istintivo, non razionale ma molto logico, le ha detto che erano gli stessi della Lega. Forse oltre a Bossi non saprebbe citare il nome di un solo leader leghista, ma non ha alcuna importanza. Il suo voto è americano, molto leggero, davvero libero, ma non incosciente.

Chiara ha votato Lega, ed è solo una delle tante cose che ha fatto il 13 aprile 2008. Un paio di ore dopo qualcuno l'ha vista baciarsi col suo fidanzato, di due anni più vecchio, sul sellino del motorino. Ecco, quello per Chiara è molto più importante.

8 comments:

Anonymous said...

Il punto Franci è che però secondo me Chiara, legittimamente, non sapeva allora anche che la Lega aveva già governato per 5 anni e che l'attuale legge sull'immigrazione porta ancora il nome di Bossi.
Chiara, come tutti noi, meritava qualcosa di nuovo.
eheh..ne discuteremo presto! Saluti!

francesco c. said...

Chiara sogna l'immigrazione (propria) negli USA, altro che Bossi-Fini...

Ti abbraccio

Anonymous said...

eheh..quella chi non la sogna?!

Bobo said...

Ciao! bel ritratto, proprio un bel post che aiuta a capire quello che è successo domenica e lunedì! anch'io conosco tanti ragazzi e ragazze neoleghiste, persino nella rossa Bologna! (io non posso dirmi tale: ho 21 anni ma è la terza volta che voto lega!) ;-)

Anonymous said...

Si, chiara come mia sorella...

:))

Anonymous said...

Vi segnalo un interessante articolo sul voto leghista nella zona pedemontana lombarda apparso su "La Repubblica" di oggi (lunedì 21 aprile). Mi piacerebbe sapere che ne pensate. Saluti!

francesco c. said...

avevo letto l'articolo di D'Avanzo. è una buona descrizione della società "laburista" e contrattuale che si è affermata nel nord. meglio ancora Marco Alfieri per il Sole 24 Ore, che il nord lo conosce come le sue tasche e ha inventato magnifiche categorie concettuali per spiegarlo. tutti però sono debitori a quel grande cervello di Gianfranco Miglio che aveva previsto tutto con quarant'anni di anticipo

Anonymous said...

Purtroppo mi è sfuggito l'articolo de "Il Sole": era sul numero di ieri o su quello di domenica? Vi consiglio anche il nuovo libro di G. Berta, "Nord. Dal triangolo industriale alla megalopoli padana, 1950-2000", appena uscito per Mondadori. Su Miglio, un po' distante dalla mia sensibilità politica, concordo...