Monday, April 14, 2008

Bertinotti e Boselli. Elogio di due riformisti

E' andato in video poco fa, Bertinotti. Aveva gli occhi lucidi quando parlava con il portamento e l'eloquio del gentiluomo colto che è. Ha ammesso il tracollo, il disastroso esito del suo progetto elettorale sostanzialmente riformista. Poi ha annunciato le dimissioni.

Mi mancherà. E non solo per quella retorica un po' grossolana che girava a destra, quella del cachemire e della erre moscia e degli occhiali nel taschino. Bertinotti era di più, era un sindacalista che veniva dal PSI delle lotte operaie e del confronto con il radicalismo extraparlamentare, abituato a moderare gli estremi e le estreme, a governare la ribellione. Era un vero riformista, che dava un volto presentabile e dignitoso a un partito impresentabile, un bravo ideologo che doveva avere a che fare con quella massa di elettori che tutti i giorni riceve la verità dal Manifesto, e ho detto tutto. La sua uscita di scena apre prospettive un po' cupe, già le varie sinistre critiche crescono e si rafforzano: che fine faranno i voti noglobal che ora sono estromessi dal Parlamento, esclusi dal sistema come forse volevano, con tutta la loro rabbia e il loro acido risentimento? Personalmente ora spero in Niki Vendola. Ma non mi faccio illusioni.

Un pensiero anche a Enrico Boselli, mite, educato, quasi timido; che aveva fatto una campagna bella e pulita anche per uno un po' teocon come me; che aveva avuto il coraggio di portare avanti la rosa del socialismo, che significa qualcosa di più e di meglio degli ulivi e delle margherite. Espulso dal sistema politico, anche lui stava quasi commosso davanti ai microfoni, e alla domanda "si dimetterà ora?" ha risposto, asciutto: "sì, credo proprio che mi dimetterò". Un brivido giù per la schiena mentre guardavo la tv. Onore ai riformisti e in bocca al lupo.

1 comment:

Anonymous said...

Un po' teocon? Solo un po'?