Friday, March 07, 2008

Lontano, lontano



Le vesti lunghe e leggere, cinte ai fianchi, bianchissime, delle signore, provenienti dai negozi parigini. Gli uomini nelle loro uniformi, spesso marinaresche. Bambini che si riconcorrono, che fanno i circoli attorno ai grossi tronchi della taiga, che si buttano a terra, con grazia saltellano su un piede solo. Immagini di vacanze al mare, l'estate breve e fresca del Baltico forse, o quella della Crimea, quasi mediterranea. Una parata regale, i saluti della zarina Alexandra, cenni veloci del capo, e davanti i preti ortodossi che incedono severi - possiamo quasi vedere brillare gli ori delle tuniche, anche nel bianco e nero. Ecco Anastasia, Tatiana, Olga, Maria, Alessio: salgono su una carrozza, coi genitori. Poi la vettura parte, veloce esce di scena. Dove va?
Brevi frammenti dispersi nel tempo. Un mondo inconsapevole, fragile, aristocratico, che danza verso la catastrofe, gioca col proprio destino. C'è una incredibile poesia, una cosa struggente, malinconica, quasi surreale, nelle immagini dei Romanov, e nella loro fine consumata nel tumulto rivoluzionario (la penultima cruda immagine è la parete della stanza di casa Ipatiev a Ekaterinburg bucherellata dai colpi che uccisero i membri della famiglia). Ho trovato questo video su YouTube che unisce immagini e brevi filmati, è bellissimo. La zuccherosa colonna sonora è quella di Titanic, portiamo pazienza.

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