Ieri sera è successo un altro piccolo miracolo, uno di quei segni splendidi disseminati nell'esistenza da un’intelligenza universale, da un amore unico. Stavo uscendo da un autobus, a Termini, e immerso in pensieri vari e banali andavo verso la fermata del tram che sta un paio di vie là dietro. Ho pensato a papà. Mi capita spesso, ma stavolta è stato piuttosto improvviso, appunto un attimo prima stavo pensando davvero a tutt’altro. Ho guardato certi palazzi lontani, in direzione di Piazza Vittorio, che arretravano nella penombra della sera, mentre invece il piazzale della stazione era così tutto illuminato; e la cosa mi ha messo inquietudine, come se al di là delle nostre piccole luci confortevoli ci fosse un buio ignoto e remoto. La domanda più semplice e più drammatica: dove sei papà? Un brivido e una lacrima. Volto appena lo sguardo: in quell’esatto istante, nello stradone che avevo appena attraversato, ecco, compare la sua macchina, la Lada Niva, dello stesso colore rosso sangue, quasi bordeaux, che aveva la sua. L’ho notata con la coda dell’occhio e mi sono fermato senza parole.
Quante macchine come quella, quanti altri gipponi sovietici, carrozzoni ingombranti e brutti, residui di un altro tempo, ci saranno in tutta Roma? Cinque? Dieci? Trenta...? Quante di quel colore, di quel tipo, in quel momento... Era forse la prima volta che ne vedevo una uguale a quella di papà da un anno o anche di più.
Quanta solitudine colmata, in certi essenziali momenti, solo che lo vogliamo. Ieri è successo.
Thursday, March 20, 2008
Ieri sera
Pubblicato da francesco c. a 11:20 AM
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