Monday, October 29, 2007

Il dopo-voto. E adesso?


I cortinesi hanno scelto: è un sì. Ma a che cosa?


Domattina, dalle 6.45 alle 8, sarò ospite della trasmissione di Canale Italia Notizie Oggi, condotta da Luigi Bacialli, per fare il punto della situazione dopo il voto referendario che ha visto prevalere con grande nettezza la volontà di congiungersi alla provincia di Bolzano. Per gli eroi che si alzano così presto - per studiare, per lavorare, per guadagnarsi il pane insomma - ci vediamo domani.

3 comments:

Anonymous said...

In relazione all'appuntamento referendario nei tre comuni di Fodom, Col e Ampezzo si è freneticamente tentato di indirizzare il dibattito ed il confronto su temi prettamente economici. Si tratta di una determinata e mirata strategia politica, sostenuta da quanti in questi ultimi tempi si improvvisano storici e linguisti, esperti e conoscitori della realtà ladina dei tre comuni di Souramont, con lo scopo di eludere le vere aspirazioni che hanno portato al referendum: la storia, la cultura, la lingua, la politica di tutela delle minoranze e del territorio.

Così mentre gli "Amisc dla Ladinia Unida" nel loro inesauribile lavoro di informazione si sono prodigati di esaminare ed approfondire tutti gli aspetti che toccano la vita quotidiana e umana a partire dalle motivazioni di fondo che hanno dato avvio alle richieste dei tre comuni, storia, cultura e lingua appunto, la parte avversa si è essenzialmente limitata a considerare il mero aspetto materiale, e direi, materialistico. Da questa concezione riduttiva dell'esistenza umana, nutrita da falso moralismo, scaturirono e nascono tuttora le umilianti accuse ai Ladini come se si trattasse di un popolo di scrocconi e opportunisti, di avidi affaristi ed egoisti. Si travisa, si deforma, si plasma la realtà secondo i propri comodi e interessi politici senza tener conto delle reali esigenze della popolazione. Il tutto condito da frasi fatte: è colpa della sperequazione, dei privilegi, delle iniquità, soltanto il federalismo fiscale è in grado di risolvere il problema (quasi si trattasse di un deus ex machina), un'aggregazione secondo criteri storici, linguistici e culturali è antistorica (come se ciò che nasce dalla storia fosse del tutto irrilevante), parlare di confini in un'Europa unita è inopportuno (eppure è sotto l'occhio di tutti l'influsso negativo del confine sul Valparola e sul Campolongo, che ha fatto dei Ladini dei tre comuni una specie ad alto rischio di estinzione). Nei fiumi di inchiostro che si sono riversati sulle pagine dei nostri giornali e nei mari di parole effuse in improvvisati statements politici si focalizzò l'attenzione primariamente sulla semplice dimensione materialista, contro il rispetto della persona che non è solo corpo, ma anche anima e che racchiude in sé sogni e ideali.

Facendo un viaggio nel passato, quando dei discorsi sulle sperequazioni, sulle iniquità e sul federalismo fiscale ancora non ci fu la benché minima ombra, si ha un'idea di quanto siano radicate, legittime e consapevoli le richieste dei tre comuni di ritornare alle loro origini.

Dopo la secolare appartenenza al Tirolo di Ampezzo, Fodom e Col (quest'ultimi fecero parte del principato vescovile di Bressanone per ben 800 anni e dell'omonima diocesi per 950 anni fino nel 1964) ci fu nel 1919 una netta cesura con il passato. I tre comuni però, memori di una storia comune vissuta e costruita insieme ai ladini delle altre vallate del Sella e consci della propria cultura e identità ladina e tirolese chiesero di continuare a essere parte integrante del Sudtirolo. Lo dimostrano le numerose petizioni al governo di Vienna già nel 1915 di non includere territorio ladino nell'area eventualmente da cedere all'Italia in cambio di una sua neutralità; lo dimostrano una serie di delibere comunali ad Ampezzo (29.10. e 17.11.1919) con la richiesta di rimanere uniti con il Sudtirolo (delibere "democraticamente" rimosse dal CLN nel 1945), lo dimostra la manifestazione ladina del 5.5.1920 sul passo Gardena che chiedeva l'unità ladina e il riconoscimento come gruppo linguistico.

La risposta fu invece la tripartizione dei Ladini nel 1923-27, voluta espressamente da Tolomei per grattare via quelli che lui e il fascismo italiano consideravano una "macchia grigia". Dopo l'intermezzo sudtirolese del 1943-45, è l'Italia democratica (rappresentata dal CLN) a riaggregare Fodom, Col e Ampezzo alla provincia di Belluno contro l'espressa volontà della popolazione. Nel dicembre del 1945 in una petizione rappresentanti fodomi, collesi ed ampezzani chiesero di tornare con la provincia di Bolzano, nel luglio del 1946 la SVP con un memorandum alla conferenza di pace a Parigi chiese l'autodeterminazione, con allegata una petizione delle valli ladine. Il 26 agosto 1946 l'Austria inoltrò alla conferenza dei ministri degli esteri un memorandum per l'autonomia del Sudtirolo con annessi i tre comuni di Souramont. E ancora: Karl Tinzl elaborò nell'estate del 1946 le "Linee fondamentali di un'autonomia per il Sudtirolo" includendo anche i ladins da Souramont e la val di Fassa sostenuto in ciò dai futuri parlamentari SVP a Roma von Guggenberg e Volgger. Nuovamente, la risposta dell'Italia fu tutt'altro che "democratica": divieti di manifestazione, citazioni in giudizio, arresti (l'ampezzano Max Ghedina fu arrestato per 106 giorni per il semplice motivo di possedere una bandiera tirolese), espulsioni. L'Italia arrivò al punto di voler bloccare le trattative per l'autonomia del Trentino-Alto Adige, se la SVP e l'Austria avessero continuato a sostenere la causa dei ladini ampezzani e fodomi. Ciò nonostante, ci furono le delibere del comune di Ampezzo e della giunta comunale di Fodom del 17 luglio 1947, le delibere di Ampezzo e di Fodom nel 1964, di Fodom nel 1973, 1974 e nuovamente di Ampezzo nel 1991. In tutti questi anni i Ladini da Souramont hanno dimostrato tenacia e convinzione, gli ideali per cui si battevano passarono da padre in figlio, e alla fine diedero un esempio di grande forza d'animo, di coraggio e di democrazia. Mai, in tutti questi tentativi, c'è stata una motivazione economica; sempre e soltanto linguistica, storica e culturale.

Dopo il referendum, il muro che per decenni ha precluso la vista ai Ladini dei tre comuni non è più inespugnabile, si intravedono i primi bagliori di luce che cancellano confini eretti arbitrariamente. L'Europa del 2000 è un'Europa dinamica, che negli ultimi 20-30 anni ha visto la nascita di nuovi stati, l'unificazione di altri, la creazione di nuove provincie (all'interno dello stesso stato italiano), un'Europa moderna in continua evoluzione che non conosce sacri confini.
Perché i confini non sono sacri, specie se tracciati da dittature con il fine dichiarato di assimilare una popolazione. I confini erano, sono e saranno sottoposti a continui mutamenti. Ma mentre un tempo si fecero le guerre, oggi si usano mezzi pacifici e democratici, massima espressione della volontà popolare.

Articolo apparso sul Gazzettino (11.11.2007) e sul sito www.amiscdlaladinia.info
dott. Ivan Lezuo, Presidente della Comunanza Ladina a Bulsan

Anonymous said...

Ho preso questi articoli dal sito www.amiscdlaladinia.info.
Mi dispiace che inquadrata queste questioni di ladinità come "retrograde" o in questa direzione.

Ladin


Na festa beliscima y scomoventa enseira tl Palalexus a Cortina te n mer de bandieres ladines y vueia de unité di ladins - Enfinamai les tovaies dles meises fova de chisc colours
Na meja de jent se à abiné a festejé enseira a Cortina da les 18.00 inant l resultat storich dl "Referendum dla Ladinia Unida": ladins dai trei comuns da souramont, ma ence da les autres valedes ladines, dantaldut da la Val Badia, anter chisc i ombolc Pepi Dejaco y Fortunato Ferdigg y samben i ombolc de Col, Paolo Frena y chel de Fodom Gianni Pezzei.
Marco Pizzinini: "L troi dant nos é dret lonch, ma al podessa ester dret curt, sce i politics vuel"

Al uedl à trat na bandiera ladina con lassoura l lion de Aunejia che vegn mort tla coda da la schirlata ampezana, foto che fova bele da vedei encuei sun duc i foliec dl Venet. Entratant la festa él vegnù recordé publicamenter i gran meric di promotours referendars, dantfora les trei Caterines Lanz, desche ales vegn entratant nominedes les trei presidentes dles unions di ladins: Elsa Zardini (Anpezo, y vize-presidenta dla Generela), Cristina Lezuo (Fodom) y Paola Agostini (Fodom) y les does seves y persones carismatiches de chest referndum: Siro Bigontina che se à lascé fat aposta na ciuria de lana con i colours dla bandiera ladina y Bruno Dimai, nost "caporion pluma blancia", sciche Paola Agostini l à nominé, sotlignan che al ne é nia paroles assé per i rengrazié de dut cie che ai à fat te chisc ultims agn per arjonje chest resultat storich. Al é les does animes ampezanes dl referendum che à coltivé la plantina che fova perdret bele vegnuda senteda dl 1991, canche al metova bele man de soflé n vent lesier de vueia de referendum deberieda con Col y Fodom. Siro Bigontina à laoré 16 agn per chest obietif. A duc ti él vegnù sourandé la scultura en miniatura dl monument metù su sun l jouf dl Sela a recordanza dla gran manifestazion ladina dl 1946, olàche i ampezans fova perauter en pruma linia con Sisto Ghedina y Sisto de Bigontina dl moviment "Zent Ladina Dolomites". N gran aplaus y reconescenzes al grup "Amisc dla Ladinia" dla Val Badia/Marou che ne à sconé no bries y no fadies te chisc ultims meisc, laoran dassen, gonot enfin a tert de nuet, pro schedes y comunicac, dantfora Marco Pizzinini che à dit "L troi devers la Ladinia Unida sarà lonch, ma al podessa est er dret curt sce i politics vuel". Paul Videsott à tegnì plu outes seires de informazions sibe a Ampez, a Col che ta Fodom. Pro chestes seires àl fat bradlé da la comozion truepes persones, desche cotanc à dit dedò: "Al me à fat bradlé y i ne son pa un che l fej sovenz", a testemonianza dl sentiment che lieia dutaorela i trei comuns ladins Ampez, Col y Fodom a la Ladinia decàdamont. Nience dut l temp passé da la despartizion fascista dl 1923 enfin a encuei ne é sté bon da sfrié demez chisc liams fons. Paola Agostini da Col à dit, "i pense ence a nosc vedli che paussa tles cortines y i son segura che ai é dret contenc de cie che i on arjont". Gran riudes canche Sisto Menardi à liet dant la rima de ocajion sun les entravegnudes entourn al referendum. Reconescius con na placheta de bron con scrit lassoura "Granmarzé" é ence vegnus Ivan Lezuo (storich fodom y president dla Comunanza Ladina a Bulsan), Christian Ferdigg (poet y scritour) per sie sostegn de "fuech y flama", la vize-ombolta Paola Valle che ne à nia en pez bazilé de declaré sie "sci", la jornalista dl Corriere delle Alpi Alessandra Segafreddo che à dagnora reporté dassen obietivamenter les ghiranzes da souramont tl foliet sciche ence Nives Milani de Radio Cortina che à metù en ona n grum de trasmiscions de informazion y de confront y a les persones che se à festidié dl sit de informazion te internet. Da dutes les pertes apei de jì inant deberieda devers na Ladinia Unida. L gran clap de scizeri de Ampez (che cumpeida encuei entourn a 60 persones) y de Fodom con si biei guanc à fat da cheder a la manifestazion. Anterite ence valch eles da Fodom y da Ampez con si biei guanc da zacan. I scizeri à tamben daidé dassen pro la campagna de informazion per l "Scì". Sciche Roberto Bernardi, vize-comandant " dij "ova la jent bele capì pro la refondazion dla compagnia di scizeri l ann 2002, canche al é vegnù adalerch Durnwalder y milesc de scizeri dl vedl Tirol a festejé empera, che ai fova benvegnus te Sudtirol. L raport con Durnwalder é dagnora sté dret bon y de cuer". Gran stima per l sostegn moral y pratich di "Amisc dla Ladinia Unida" che à confermé che i Ladins dess podei vive deberieda sot a una na na region, plu avisa sot a la provinzia de Bulsan. Chest referendum é la pruma pera da cianton de n prozes lonch che jirà inant, sen ciamò con plu determinazion. De bones noveles da Paolo Frena, ombolt de Col: la "Lia di comuns ladins" aproveda bele da la provinzia de Trent, vegnirà aproveda en lunesc che vegn da la provinzia de Bulsan y defata dedò dal consei regional dl Trentin-Sudtirol. En pue plu die durarà la prozedura per l referendum per chel che les regions Trentin-Sudtirol y Venet vegn ence cherdedes a dé ju sie parei.

Articolo apparso su www.amiscdlaladinia.info

Anonymous said...

La verità su Cortina e la sua gente

Cortina d’Ampezzo non chiede di andare….vuole tornare sotto l’Alto Adige.

In risposta a molti articoli e lettere presentate alla stampa in questo ultimo periodo spesso e volentieri contro la scelta referendaria dei tre comuni ladini di Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana e Cortina d’Ampezzo; in particolare ci riferiamo alla lettera apparsa sul Corriere delle Alpi di venerdì due novembre dello scrittore Ferdinando Camon.
Siamo due semplici ragazzi residenti a Cortina, e vorremmo esprimere la nostra opinione a riguardo dell’identità perduta tanto discussa in questo periodo; ci appare chiaro che molti personaggi si sono esposti riportando idee e opinioni che non trovano riscontro con la vera storia del nostro paese.

Per correttezza storica dobbiamo ricordarci che Cortina è stata per quattrocento anni sotto l’Impero Asburgico; In paese, tra la gente, si è sempre parlato il ladino ampezzano, si sapeva abbastanza il tedesco parlato, per poter comunicare con i numerosi turisti tedeschi e per intrattenere i rapporti con i vicini e l’amministrazione di Vienna, ma nelle scuole negli affari e nel commercio la lingua ufficiale è sempre stato l’italiano e nessuno lo mette in dubbio.Questo a significare il grande rispetto di Vienna nei confronti del nostro paese; infatti quando l’imperatore Massimiliano I giunse nel 1511 in Ampezzo vi entrò senza conquistarla, ma semplicemente prendendo accordi con la gente per garantire la sua sovranità politica sul luogo in cambio di un generoso benessere e di una autonomia che avrebbe lasciato inalterata la lingua, la cultura, gli usi e i costumi. I cittadini di Cortina accettarono subito e questo stile di governo affascinò tutti popoli che facevano parte dell’Impero Austro-Ungarico, visto che quest’ultimo fu longevo e prospero senza rivoluzioni degne di nota.

Con la fine della prima guerra mondiale Cortina e il Sud Tirolo passano sotto l’Italia. Ci piace sottolineare che gli italiani non vengono accolti come liberatori , come magari molti pensano, qui quella guerra nessuno l’aveva chiesta ne l’avrebbe voluta, semplicemente si stava bene sotto l’Austria.
Da questo momento in poi cominciano le difficoltà….il popolo delle cinque valli ladine tra cui Cortina viene diviso in tre province diverse ed il regime fascista opera specialmente nel nostro paese ormai il più grande e il più noto una dura repressione delle origini, seminando ovunque simboli e memorie di eroi per la causa italiana contro il nemico austriaco, con una italianizzazione frustrante a discapito della cultura e della parlata ladina, (cambia anche il nome del paese da Anpezo a Cortina). Questo era necessario per la propaganda e per ribadire la propria forza e superiorità sul popolo conquistato.
A Cortina si è sempre cercata la riunificazione alla Ladinia sia ininterrottamente fino al 1923 sia dopo la seconda guerra mondiale quando si sperava che con ritorno alla democrazia i ladini potessero essere riuniti sotto Bolzano, capoluogo del Sud Tirolo in Italia, ma anche in questo caso tutto fu inutile. Il comune di Livinallongo deliberò altre tre volte negli anni settanta la richiesta di referendum per il cambio di regione, a Cortina l’ultima negli anni novanta, richieste mai esaudite per la mancanza di una legge che lo permettesse.
Dopo il periodo olimpico del 56 molti immigrati sono giunti in valle per il grande sviluppo economico in atto. La comunità ladina ha quindi subito ulteriori gravi cambiamenti con l’integrazione di culture differenti parlate e dialetti che nulla avevano a che vedere con l’ampezzano, il popolo si è mescolato, le tradizioni a fatica sono arrivate ai giorni nostri. Oggi la lingua ampezzana parlata tra la gente è diventata più semplice, più aperta, con l’inserimento di molti termini italiani e la perdita di altri anche di origine tirolese.
Ora questa è l’etichetta della regina delle dolomiti; una meta per pochi, paese del veneto di lingua italiana dove le seconde case la fanno da padrone e le presenze dei vip sono l’attrazione più grande.
Fino a qui tutto fila e viene spontaneo essere scettici quando si viene a sapere che la gente di Cortina vuole un referendum per il cambio di regione a favore dell’Alto Adige.
Noi vorremmo ribadire una realtà diversa; la verità è che Cortina se pur tra mille difficoltà resta ladina, la gente che la abita non centra nulla con la ricchezza dei personaggi famosi che frequentano la vallata, chi vive qui è gente normale ed umile che stanca di essere messa da parte e non essere capita vuole riunirsi al proprio popolo di origine in una regione abile nel mantenere e tutelare le diverse culture, non solo per la disponibilità di fondi, ma anche per ovvie e semplici operazioni di governo che nel Veneto neanche vengono prese in considerazione.
Ecco perché dopo questa lunga premessa diciamo che Lei sbaglia signor Camon sminuendo la storia di Cortina parlando dell’altopiano di Asiago i cui abitanti hanno fatto un referendum per il Trentino e non per l’Alto Adige, che è diverso da quello che ha scritto, amettendo di essere veneti da sempre e di protestare contro il loro abbandono da parte della regione e dello stato; sbaglia parlando di Rigoni Stern e di Buzzati dicendo che sono veneti ed è impensabile riferirsi a loro come Altoatesini, tutto ciò non centra nulla con Cortina, lei cita personaggi noti italiani che hanno scritto sulle dolomiti, ma personaggi di tutte le nazioni lo hanno fatto e non con meno rinomanza, dipende solo da cosa si vuole leggere e come ci si intende informare. Ecco perché sbaglia dicendo che qui era zona di appartenenza alla Brigata alpina Cadore e lei e i suoi uomini da militari qui ci siete passati e tutti vi correvano incontro in festa. Non vorremmo contraddirla troppo ma sfido chiunque a dire che lei abbia ragione; la gente di Cortina è moderata nessuno odia gli alpini e per obblighi di leva ormai da tre generazioni tutti i maschi adulti hanno prestato servizio militare sotto questo valoroso corpo, ma nessuno li è mai andato incontro in festa, perché non c’è nulla da festeggiare, sono corpi militari questi degni di rispetto e meritevoli di applauso ma nulla a che vedere qui a Cortina con la liberazione e la patria.
Per rispondere anche ad altri lettori che ricordano solo i caduti italiani e l’appartenenza al Veneto di Cortina vogliamo far pensare e ricordare che gli uomini Ampezzani nel primo conflitto mondiale erano arruolati sotto i Kaiserjager ed hanno combattuto e sono morti per la causa austriaca senza certo disertare anzi con convinzione d’animo e appartenenza. In più, gli italiani, che erano entrati in paese all’inizio del conflitto senza usare le armi vista l’assenza dell’esercito austriaco ormai sulle creste montane sovrastanti Cortina, data l’indifendibilità della vallata, preteserò aiuto da alcuni Ampezzani non presenti in paese per vincere le linee nemiche sulle vette, e non trovando appoggio, effettuarono vari arresti tra i più ecclatanti quello della guida alpina Dimai che si rifiutò di guidare gli italiani sulla sua via alla "Tofana di Rozes" per raggiungere di sorpresa gli austriaci sulla sommità, per questo fu internato a Firenze . Si pensi oggi a come un cittadino originario ladino di Cortina possa andare orgoglioso dei fatti bellici e della vittoria italiana della prima guerra e odiare il nemico d’oltralpe quando il proprio nonno o bisnonno è caduto sul fronte opposto. Sono fatti storici ormai accettati sia a Cortina che in Trentino che in Alto Adige ma non chiedeteci di andarne fieri.
Perché Signor Camon vuole insegnare ai lettori che le vie ferrate in montagna sono state predisposte tutte dagli alpini, quando qui a Cortina sono invece state piazzate dalle guide alpine ampezzane? Noi siamo due arrampicatori dilettanti, ma ci permetta di sottolineare che gli alpini negli anni, compresi anche i sui tempi, hanno si lavorato sui monti, hanno restaurato vecchi percorsi di guerra assieme alle associazioni locali ed anche ai soldati austriaci e persino tedeschi ( vedi monte Lagazuoi), fino ad oggi hanno si salito molte vette ma come possono averlo fatto altre migliaia di turisti, sempre su vie normali e classiche di grado di difficoltà chiaramente contenuto, che poco hanno a che vedere con il vero alpinismo e le pareti vinte dalle guide locali, dai rocciatori del gruppo Scoiattoli di Cortina e da altri noti fuoriclasse di tutte le nazioni, famosi nell’ambiente alpinistico così ricco di storia e personaggi. Ci permetta anche una nostra polemica sull’utilizzo smoderato di attrezzatura da parte degli alpini sui loro tracciati, specie sulle vie dei monti "Col dei Bos e Torre Falzarego" da sempre campo pratica delle truppe militari italiane; questo non è certo etico in montagna
Ci sembra una cosa molto grave quella che ha riportato nell’articolo Signor Camon, dove dice che Lei e gli altri ufficiali degli alpini quando passavate in Alto Adige distribuivate le munizioni ai soldati semplici, cosa che non accadeva nel resto d’Italia, se la venisse a sapere l’onorevole Caruso e i "no global" ci scapperebbe un’interrogazione parlamentare, perché scusi chi non ama la gente dell’Alto Adige? Non sono persone che sanno cos’è l’ospitalità niente a che vedere con la gente di Cortina?
Sono sue parole queste…..certo si arriva alla conclusione che un popolo come quello Altoatesino, è si meraviglioso ma non va provocato come tutti gli altri popoli al mondo e l’autonomia Altoatesina è un privilegio, un diritto che un grande paese come l’Italia ha dovuto concedere ad una terra conquistata in guerra per far si che si potesse autogestire e mantenere la sua cultura e tradizione pur riconoscendo l’autorità italiana….questo ci ricorda molto lo stile di Vienna nei confronti di Cortina, ci ricorda il rispetto.
Cortina voleva tornare con Bolzano anche quando L’Alto Adige era povero prima dell’autonomia non solo ora che c’è il benessere; se avesse cercato la strada della protesta e del solo denaro, i tre comuni interessati avrebbero chiesto il passaggio al Trentino come hanno fatto Lamon, Sovramonte ed Asiago, invece no Colle, Livinallongo e Cortina pur confinando anche con il Trentino hanno sempre optato per il "Sud Tirol" per le ragioni di appartenenza storica.
Vogliamo concludere chiedendo a tutti di ricordare la lunga storia di Cortina e le sue radici ladine che proprio per non perderle, i suo cittadini hanno scelto, come molte volte in passato di cambiare regione . Finiamola con le polemiche e gli insulti, la scarsa considerazione che molti hanno per questa iniziativa referendaria, finiamola con il poco rispetto e l’ignoranza storica.
La costituzione dice che è legittimo per la popolazione di un paese cambiare regione e dice pure che la volontà del popolo è sovrana e nulla deve opporsi ad essa.
Cortina d’Ampezzo non chiede di andare….vuole tornare sotto l’Alto Adige.
Walter Sartori e Gabiele Dallago

Articolo apparso l'8 novembre 2007 anche sul Corriere delle Alpi.