C’è un’altra serata fredda a Cortina, ci sono i soliti amici vecchi e nuovi, il solito chiassoso assembramento davanti alla Suite. Rumori familiari, volti noti. Stavolta è per il compleanno di Mara, c’è lei, ci sono io, ci sono gli altri, c’era Lorenzo prima, l’ho incontrato e ci siamo salutati come due vecchi estranei. C’è Chiara ora, “hai fatto qualcosa ai capelli”, le chiedo con un sorriso gentile, “quando mai” fa lei e ride. E’ carino il modo semplice con cui si è legata la ciocca scura in una coda sulla nuca, sta in piedi davanti a me col suo bicchiere, parliamo un po’, ma per qualche ragione le mie parole non attecchiscono molto, restano a un livello esterno, poco serio, scorrono fluide e traslucide. Ride sempre Chiara, rise all’inizio quando la paracadutarono a Cortina da Bologna perché la madre veniva a gestire un piccolo negozio, rise nei primi giorni di scuola insieme: lei coi suoi dolcevita verde scuro sul piccolo seno giovane, un po’ di trucco, a tredici anni già un fidanzato con cui fece l’amore e tutti gli altri giochini noti, noi coi grembiuli scuri, gli astucci della Invicta, qualche passo timido verso un mondo oscuro e complicato. Un abisso, uno stacco che il tempo certo avrebbe colmato, e in fretta, ma che non per questo pesava di meno, e che allora a noi pareva assoluto, invalicabile. La mattina passavamo sotto la tettoia di legno della scuola media, nella pioggia gelida, entravamo e guadagnavamo l’aula a metà del corridoio: ma insieme con i soliti adolescenti di paese ingenui e un po’ ruvidi ora c’era Chiara, disinvolta, loquace, spudorata. Ebbe Alessio, biondino con gli occhi da tedesco, che piaceva a una nostra amica, una sua amica. Glielo soffiò senza rubarlo davvero, lui tanto ci sarebbe stato soltanto con lei, che cos’erano quelle altre se non bambinette? Ci scherzavi con Chiara, ma lei era pungente, ti ricordava le tue debolezze, solleticava un difetto, tornava su una sciocchezza che avevi detto. Così, tanto per ridere, tanto per non pensare. Per due anni ci fu Chiara e noi, allegri imbecilli, noi e le sue smanie e i suoi capricci, te lo ricordi Chiara? Ora ride mentre nella piccola folla si sposta tra l’uno e l’altro, anzi sono gli altri che si muovono, le girano intorno, ma non è più come allora, il suo potere si è allentato. Le faccio qualche domanda. Ha faticato parecchio Chiara in questi cinque anni che ci hanno divisi: nella sua città, Bologna, sono successe delle cose, dice, cose brutte, e brutte persone. Quando ruppe con un fidanzato e finì con un tipo nuovo un’amica cattiva fece la spia col suo ex, e poi disse qualche bugia per aumentare il pettegolezzo. Quelli del giro bolognese cominciarono a scansarla, in breve tempo se li ritrovò contro. Prese venti chili in poche settimane. Un giorno davanti alle scuole bolognesi distribuiscono dei volantini anonimi: sopra ci sono scritte le vite private di tanti poveri diciassettenni, i loro intrecci, i peccatucci, le loro debolezze, così, spiattellati con crudeltà infinita, “Cinzia ha fatto un pompino a Mauro”, “Paolo ha tradito Monica con Camilla che ha dovuto abortire”, “Alessandra è anoressica”. Chiara… “Chiara è una puttana e ora è anche ingrassata”. Così, un colpo al cuore. Un giorno parla con un’amica al telefono cellulare davanti al portone di casa, sono le tre del pomeriggio, in una via del centro. Passa un motociclista, lei scosta il telefono dall’orecchio, “prego?”, chiede. Succede tutto in un attimo: quello tira fuori una pistola, gliela punta alla fronte. Vuole i suoi soldi. Lei non ne ha. Lui la minaccia. Non ho niente, non vedi, sono scesa perché in casa c’era rumore e non riuscivo a telefonare, non ho niente… Poi la lascia andare: “se gridi mentre me ne vado ti ammazzo, ti ammazzo sai”. Chiara scivola dentro casa, si accascia, sviene. Arriva un esaurimento e la depressione.
Poi, dice, se ne è tirata fuori. Ascolto la sua storia con interesse, aspetto la svolta che deve essere venuta… e intanto penso ai miei anni belli e difficili… che cosa ha da dirmi Chiara stasera?… forse questo dolore è servito a qualcosa… a un risveglio, non so… ci sarà stato un cambiamento, una conquista… so che ha aperto una ditta di moda… è stata brava… “Come ne sei uscita?”, le chiedo.
“Agopuntura nelle orecchie, metodo cinese. Sono andata da questo che mi metteva gli aghi sui bordi della faccia e intanto scriveva tutto quello che facevo. E’ stato fantastico. Io sai, sono una persona vera, credo nell’amore, non mento mai, è che ci sono gli ipocriti e gli stronzi nella vita”.
Certe volte sembra che le cose stiano per schiuderne delle altre, che dietro l’angolo ci siano delle verità, delle nuove consapevolezze, un percorso di vita, o semplicemente una buona storia da raccontare. Certe volte non c’è nulla di tutto questo, c’è solo una serata a Cortina fredda e insipida come sempre; e te ne vai sotto la pioggerellina con le tue scarpe da tennis umidicce, un po’ smarrito e un po’ indifferente, mentre gli altri dentro al bar brindano, come sempre, Lorenzo insegue sempre vecchi amici e vecchie fragilità, Serena pensa a come farà visto che le hanno dato lo sfratto. La mia piccola macchina grigia ora rumoreggia sull’asfalto buio e bagnato. Come sempre.
Thursday, August 23, 2007
"Quando mai!"
Pubblicato da francesco c. a 12:14 PM
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