Se domenica i Francesi dovessero confermare il responso del primo turno, e cioè il grande entusiasmo con cui hanno sostenuto la candidatura di Nicolas Sarkozy presidente, allora è possibile che qualcosa cambi davvero per tutti noi, in Europa.
Quello che Sarko promette - lo abbiamo visto in questi mesi - è più di un nuovo governo, o di un programma efficace, che resterebbero chiusi nel recinto del minimalismo. Il candidato dell'UMP ha parlato invece di una vera rivoluzione culturale, che "liquidi" una volta per tutte l'eredità del '68, e con essa le stanche categorie intellettuali del "politicamente corretto", del "pensiero unico", della fuga nell'irrealtà. Non è nuovo che a destra ci si lamenti delle nefaste conseguenze del '68; è invece un fatto degno di nota che un candidato alle elezioni scelga di farne un cardine del suo programma, e che chiuda la campagna elettorale parlando di questo anziché di tasse, salari o poliziotti di quartiere.
C'è un'altra ragione per cui questa elezione può avere conseguenze storiche. Da sempre la Francia è il polmone culturale d'Europa, quanto la Germania ne è il motore economico, la Gran Bretagna la porta aperta sul mondo, l'Italia il verde giardino. Dal primo medioevo (vedi Madariaga) la Francia ha avvolto l'Europa in una grande fascinazione, in una rete di idee luminose. In Francia è nata sul piano teorico la modernità, mentre in Inghilterra la si sperimentava. E dalla Francia sono nate, attorno all'adesione o al rigetto di questa modernità, le sfumature politiche della destra e della sinistra (vedi Galli Della Loggia). In questo senso, i cambiamenti politici che avvengono in Germania, ad esempio, che a diritto dovrebbero contare di più (se non altro per una questione di demografia e di economia) non sono ugualmente importanti per tutti noi: anche per questo, e non solo per la simpatia che ci suscita Sarko, attendiamo con interesse e speranza il risultato di domenica.
Quello che Sarko promette - lo abbiamo visto in questi mesi - è più di un nuovo governo, o di un programma efficace, che resterebbero chiusi nel recinto del minimalismo. Il candidato dell'UMP ha parlato invece di una vera rivoluzione culturale, che "liquidi" una volta per tutte l'eredità del '68, e con essa le stanche categorie intellettuali del "politicamente corretto", del "pensiero unico", della fuga nell'irrealtà. Non è nuovo che a destra ci si lamenti delle nefaste conseguenze del '68; è invece un fatto degno di nota che un candidato alle elezioni scelga di farne un cardine del suo programma, e che chiuda la campagna elettorale parlando di questo anziché di tasse, salari o poliziotti di quartiere.
C'è un'altra ragione per cui questa elezione può avere conseguenze storiche. Da sempre la Francia è il polmone culturale d'Europa, quanto la Germania ne è il motore economico, la Gran Bretagna la porta aperta sul mondo, l'Italia il verde giardino. Dal primo medioevo (vedi Madariaga) la Francia ha avvolto l'Europa in una grande fascinazione, in una rete di idee luminose. In Francia è nata sul piano teorico la modernità, mentre in Inghilterra la si sperimentava. E dalla Francia sono nate, attorno all'adesione o al rigetto di questa modernità, le sfumature politiche della destra e della sinistra (vedi Galli Della Loggia). In questo senso, i cambiamenti politici che avvengono in Germania, ad esempio, che a diritto dovrebbero contare di più (se non altro per una questione di demografia e di economia) non sono ugualmente importanti per tutti noi: anche per questo, e non solo per la simpatia che ci suscita Sarko, attendiamo con interesse e speranza il risultato di domenica.
3 comments:
Sono assolutamente concorde co il tuo pensiero. Se vince Sarkozy un nuovo "vento" investirà l'Europa. Senza contare le prossime elezioni in Gran bretagna (Cameron) e le ben più fondamentali nel 2008 in USA. E' un momento estremamente importante per la politica mondiale che può realmente cambiare parecchie direzioni. E se tutto va bene...
Fammi sognare ... che sia veramente possibile in poco tempo far piazza pulita di equi, solidali, politicamente corretti, pacifisti, buonisti, buddisti, compagni che sbagliano e compagni che non sbagliano, demopauperocastristi, no-tav, no-ponte, no-nucleare, ciclofottisti, verdi, piccolo è bello, piagnoni, sinistrelagne, prodiani, comu, ciucialiter (il nome che qui in Piemonte davano ai socialisti per la loro grande amicizia col vino), famolostrano, figli dei fiori, slowfood, .... un nuovo rinascimento!
che cacchio centra lo slowfood ?
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