Friday, May 18, 2007

Da Boston a Las Vegas

Sono andato a Boston in cerca di qualcosa che non ho trovato. E' stata una piccola delusione, che avrei potuto prevedere, forse. Sono arrivato in tarda serata, una serata estiva, diversa da quelle che avevo conosciuto nel semestre scorso, piovose, o ventose, o gelide e immobili. Mentre trascinavo il bagaglio sui marciapiedi di Commonwealth Ave ho annusato l'aria densa della tarda primavera e l'ho trovata estranea e poco familiare. Poi nei giorni seguenti ho ritrovato le persone - quasi tutte - che avevo lasciato a dicembre: Miguel, Solenn, Dani, Carlos, Lorena, Aloysius, Giorgia, Owen, Simon, Lynn. Ho ritrovato il luoghi, i nomi, i piccoli punti di riferimento - la libreria di Kenmore, Barnes&Noble, il vecchio dipartimento di Storia con i suoi corrimani di legno scuro un po' scrostati, la fermata della metropolitana di Copley, sporca e cadente. Ma qualcosa manca.
E' l'odore del passato. Il tempo che e' andato non torna piu', e' cosi' banale da dirsi, ma anche le banalita' sono sulla nostra strada, e quando ci capitano non sono piu' banalita' ma rivelazioni, esperienze. Non basta rifare tutto daccapo, fare girare di nuovo la pellicola invecchiata. Il mondo di prima e' rimasto sigillato nella pellicola, e al massimo manda qualche bagliore fugace, qualche flebile segnale, quando proustianamente si toccano e si annusano e si sentono le cose di allora. Ma sono, appunto, momenti, attimi. Io cercavo di ritrovare l'anima del mio soggiorno a Boston, e invece con sorpresa ho scoperto che l'anima se n'era volata via la sera del 25 dicembre, quando l'aereo aveva lasciato il Logan International, e che era rimasto solo tutto il resto. Guai a pensare di dare vita ai cadaveri: e' un'operazione masochistica.

Siamo a Las Vegas. Il vento del deserto brucia nelle narici. Se getti l'occhio tra un palazzo di cartapesta e un altro vedi le alture grigie e pietrose che circondano la citta' a distanza, uno scenario spettrale e bellissimo. Vediamo se questa sera, che e' la prima in giro tutti insieme, mi fara' piacere Las Vegas per quello a cui piace al resto del mondo che viene qui, cioe' come grande baraccone dei grandi. Per ora, invece, sento tanto piu' forte il richiamo della foresta, cioe' della natura, del deserto... Si vedra'.

4 comments:

Anonymous said...

Mi dispiace che tu ti sia sentito così a Boston, però l'importante è che i ricordi rimangano, anche se non si possono rivivere ritornando nei nostri luoghi preferiti. Enjoy yourself in Vegas, io intanto vado a fare la guida nella Vera Venezia a quaali del Rotaract............

Anonymous said...

Minchia che ansia che mi hai fatto venire franci! Il tempo che passa inesorabile, e che non può più essere rivissuto...ma l'importante è guardare avanti, vivere nuove emozioni e nuove esperienze, cercare in ogni luogo in cui si torna qualcosa di assolutamente unico ogni volta!!! se no sai che palle!!!
ps: se a las vegas perdi tutto, non giocarti la mia maglietta!!!

Anonymous said...

dì la verità : il richiamo della natura non è mica il deserto, ma la ricerca di un bagno!!
qua mi chiedono di te , e ti salutano tutti. la nonna non è stata bene in questi giorni e sta facendo esami di accertamento, ma sembra si stia riprendendo. un bacione e divertiti tu che puoi!

CM said...

Cmq a las Vegas ti metti ai buffet dei casinò di mattina (così paghi una cazzata) e puoi stare lì fino a sera, mangiando filetti su filetti, tagliate su tagliate, hamburger su hamburger. Oddio, per la verità non solo quelli....

:-)

(cazzo, m'è venuta fame)


Vecchio, hai visto che ministri magnifici quelli dell'era Sarko? Quando torni ti racconto interessanti news...

ciaooooooooooooooooooooooooooooo