Alain Finkielkraut, il filosofo ebreo francese che con Glucksmann e altri forma l'élite culturale della nouvelle droite, ha tenuto la settimana scorsa un intervento presso l'Università di Tel-Aviv. Il quotidiano Haaretz riporta una sintesi del discorso di Finkielkraut, il cui supporto per Nicolas Sarkozy alle presidenziali del 22 aprile, pur non ufficiale, è più che evidente.
Il multiculturalismo ha fallito, dice Finkielkraut. Gli Ebrei sono in pericolo in un paese "post-nazionale", che rifiuta il sentimento di Patria in favore della neutralità identitaria, perché allora minoranze più forti, come quella islamica, possono vincere con la violenza. E nel mirino non ci sono solo gli Ebrei, ma anche i Cristiani, attraverso "la semplicistica riduzione della politica in due forze opposte: la borghesia contro gli immigranti". Infatti, "in questo modo il Cristianesimo può essere costantemente attaccato, ma è proibito dire una sola parola dell'Islam, perché è la religione degli oppressi e se dici qualcosa contro di essa, allora sei un razzista".
Come riportato nell'articolo, Finkielkraut è stato oggetto di una violenta campagna denigratoria nel novembre 2005 per alcune osservazioni "scomode" sulla necessità di fermare i "selvaggi" che devastavano le periferie ("racaille", direbbe Sarkozy) anziché sforzarsi eternamente di "ascoltare" e "comprendere".
"Ecco perché Sarkozy ha successo: perché non usa un linguaggio politicamente corretto. Dice la verità, e la gente ascolta".
Thursday, March 29, 2007
Francia e identità: la lezione di Finkielkraut
Pubblicato da francesco c. a 10:41 PM
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