Dal sito del Gazzettino di oggi:
Il Consiglio comunale di Cortina ha dato il via libera ieri alla richiesta di indire un referendum per cambiare regione. Con il voto unanime dei 15 consiglieri presenti, si è deciso di avviare le procedure che dovrebbero concludersi nel prossimo autunno, con la chiamata alle urne dei cittadini per dire se vogliono lasciare il Veneto per passare in Trentino Alto Adige.
Prima di ogni considerazione di ordine economico sull'opportunità o meno di passare con l'Alto Adige, una precisazione di carattere "culturale".
Dal 1077 al 1420 Cortina fa parte della Patria del Friuli, dipende cioè dal patriarca di Aquileia.
Dal 1420 al 1511 fa parte della Serenissima Repubblica di Venezia.
Dal 1511 al 1918 è incorporata ai domini asburgici, con ampie autonomie.
A Cortina si parla un dialetto unico e specifico, che fa parte del gruppo delle lingue ladine, che a loro volta rientrano nel gruppo delle lingue retoromanze. E' una forma di volgare, un'evoluzione del latino alternativa rispetto all'italiano fiorentino, al veneto, al castigliano. Non fa parte della famiglia delle lingue germaniche. A Cortina non si è mai parlato il tedesco.
Geograficamente, Cortina è al di qua della linea di spartiacque, cioè il suo torrente, il Boite, si getta nel Piave e di là nell'Adriatico. A dieci chilometri abitano gli eterni rivali sanvitesi, che parlano un dialetto leggermente diverso - in pratica, mentre un Ampezzano dice "zinchezènto" un sanvitese dice "thinchethènto". A trenta chilometri, a Dobbiaco, stanno i bucolici paesaggi della Val d'Isarco, nel mezzo il tranquillo fiume che finisce nel Danubio e poi nel Mar Nero (!). Là ci sono i Kraler, i Pircher, gli Oberhofer, qua gli Alverà, i Ghedina, gli Zardini.
Non c'è alcuna supposta "ragione culturale" per cui Cortina dovrebbe stare con l'Alto Adige-Südtirol. Ci possono essere interessanti e legittime considerazioni di convenienza economica e turistica. Ok. Dopotutto, siamo circondati da territori a statuto speciale, che godono di privilegi economici incredibili, e praticano pertanto una concorrenza sleale.
E allora, se questo è il vero motivo, chi se ne importa di quale statuto speciale. Andiamo col Friuli-Venezia Giulia. In fondo, un legame storico c'è: sono altrettanti quattrocento anni di cammino in comune. Cortina come villaggio è nata durante il pacifico medioevo, sotto la protezione del Patriarca, formalmente di Aquileia, in realtà residente a Udine, quando i primi coraggiosi sono venuti a sfidare il bosco, a coltivare i campi, a pascolare le vacche e le pecore. Era, la Patria del Friuli, uno "stato ladino a sud delle Alpi", come dice Richebuono. Eccola qua, pronta, l'autonomia, e lo Statuto speciale. E gli schei.
Il Consiglio comunale di Cortina ha dato il via libera ieri alla richiesta di indire un referendum per cambiare regione. Con il voto unanime dei 15 consiglieri presenti, si è deciso di avviare le procedure che dovrebbero concludersi nel prossimo autunno, con la chiamata alle urne dei cittadini per dire se vogliono lasciare il Veneto per passare in Trentino Alto Adige.
Prima di ogni considerazione di ordine economico sull'opportunità o meno di passare con l'Alto Adige, una precisazione di carattere "culturale".
Dal 1077 al 1420 Cortina fa parte della Patria del Friuli, dipende cioè dal patriarca di Aquileia.
Dal 1420 al 1511 fa parte della Serenissima Repubblica di Venezia.
Dal 1511 al 1918 è incorporata ai domini asburgici, con ampie autonomie.
A Cortina si parla un dialetto unico e specifico, che fa parte del gruppo delle lingue ladine, che a loro volta rientrano nel gruppo delle lingue retoromanze. E' una forma di volgare, un'evoluzione del latino alternativa rispetto all'italiano fiorentino, al veneto, al castigliano. Non fa parte della famiglia delle lingue germaniche. A Cortina non si è mai parlato il tedesco.
Geograficamente, Cortina è al di qua della linea di spartiacque, cioè il suo torrente, il Boite, si getta nel Piave e di là nell'Adriatico. A dieci chilometri abitano gli eterni rivali sanvitesi, che parlano un dialetto leggermente diverso - in pratica, mentre un Ampezzano dice "zinchezènto" un sanvitese dice "thinchethènto". A trenta chilometri, a Dobbiaco, stanno i bucolici paesaggi della Val d'Isarco, nel mezzo il tranquillo fiume che finisce nel Danubio e poi nel Mar Nero (!). Là ci sono i Kraler, i Pircher, gli Oberhofer, qua gli Alverà, i Ghedina, gli Zardini.
Non c'è alcuna supposta "ragione culturale" per cui Cortina dovrebbe stare con l'Alto Adige-Südtirol. Ci possono essere interessanti e legittime considerazioni di convenienza economica e turistica. Ok. Dopotutto, siamo circondati da territori a statuto speciale, che godono di privilegi economici incredibili, e praticano pertanto una concorrenza sleale.
E allora, se questo è il vero motivo, chi se ne importa di quale statuto speciale. Andiamo col Friuli-Venezia Giulia. In fondo, un legame storico c'è: sono altrettanti quattrocento anni di cammino in comune. Cortina come villaggio è nata durante il pacifico medioevo, sotto la protezione del Patriarca, formalmente di Aquileia, in realtà residente a Udine, quando i primi coraggiosi sono venuti a sfidare il bosco, a coltivare i campi, a pascolare le vacche e le pecore. Era, la Patria del Friuli, uno "stato ladino a sud delle Alpi", come dice Richebuono. Eccola qua, pronta, l'autonomia, e lo Statuto speciale. E gli schei.
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